MATERIALI PER L'INSEGNAMENTO - ARTE
THANNHAUSER e GUGGENHEIM: l’arte e il collezionismo
THANNHAUSER e GUGGENHEIM: l’arte e il collezionismo
Fino al 1° marzo 2020, Palazzo Reale ospita la mostra Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso -i lettori che vedranno l’articolo a marzo mi auguro che abbiano già visto la mostra nei mesi scorsi-, con circa cinquanta capolavori di artisti impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie di primo Novecento.
La mostra dà anche la possibilità di conoscere la storia di una grande famiglia di collezionisti, quella dei Thannhauser, ed in particolare di Justin K., che decise, alla sua morte, nel 1963, di donare la collezione alla Solomon R. Guggenheim Foundation, che da allora la espone in una sezione del museo di New York. Non a caso l’organizzazione della mostra milanese si deve a Megan Fontanella, curatrice di arte moderna al Guggenheim. Per la prima volta importanti capolavori raccolti nel tempo dai Thannhauser arrivano in Europa ed è possibile comprendere il gusto, la lungimiranza di Heinrich e del figlio Justin, che dai primi anni del Novecento hanno scoperto grandi talenti, che hanno proposto, per primi, al pubblico europeo.
Gli artisti di cui parliamo sono, ad esempio Van Gogh, al quale Heinrich Thannhauser dedica una delle prime e più grandi retrospettive in Germania nel 1908. In mostra sono presenti tre opere: Le viaduc (1887), restaurato nel 2018 a cura del Guggenheim, Paesaggio innevato (1888) e Montagne a Saint-Rémy (1889), che, da sole, permettono di cogliere i caratteri essenziali dell’arte del grande olandese e del suo sentirsi parte viva della natura.
Van Gogh, Montagne a Saint Rémy, 1891
Un altro precursore dell’avanguardia espressionista è Gauguin, che ebbe, nel 1928, una grande retrospettiva nella galleria Thannhauser di Berlino: l’unica opera dell’artista presente a Milano, Haere Mai del 1891, un paesaggio dipinto a Tahiti, riassume lo spirito con cui il pittore guardava a quel mondo, vagheggiato come un paradiso di forme, colori e suoni puri.
Gauguin, Haere Mai, 1891
Infine, le nature morte e i paesaggi di Cézanne (Fiasco, bicchiere e vasellame (1877 ca.), Piatto di pesche (1879-1880), Dintorni del Jas de Bouffan (1885-1887), Bibémus (1894-1895)) ci conducono alla scoperta del suo sguardo “costruttivo” e di quel metodo che lo porta a comprendere che “Dipingere non significa copiare servilmente l‘oggetto, ma impadronirsi di un’armonia tra numerosi rapporti.”, una scoperta fondamentale per l’arte del XX secolo.
Cezanne, Natura morta: fiasco, bicchiere e vasellame, 1877
Pur senza trascurare le singolari opere degli impressionisti - tre splendide sculture in bronzo di Edgar Degas, Il Palazzo Ducale, visto da San Giorgio Maggiore (1908) di Claude Monet o i due dipinti di Pierre-Auguste Renoir- e di alcuni grandi postimpressionisti – come Georges Seurat e Henri Rousseau –sono gli artisti del XX secolo che fanno la parte del leone in mostra.
Innanzitutto, i dipinti di Georges Braque e di Pablo Picasso, grande amico di Justin Thannhauser: i quattro quadri del primo -Paesaggio vicino ad Anversa (1906), Chitarra, bicchiere e piatto di frutta su un buffet (1919), Natura morta (1926-1927) e Teiera su fondo giallo (1955)- ripercorrono il suo itinerario creativo, spesso affiancato a quello di Picasso; le tredici opere di Picasso, acquistate in momenti diversi dal collezionista, che ha potuto seguire da vicino la geniale creatività dell’artista spagnolo, sono realmente esemplari dell’inesauribile capacità di guardare e far proprie le forme di cose e persone. Da Le Moulin de la Galette a Il torero (1900) Al Caffèe Il quattordici luglio (1901), dipinte durante il suo primo soggiorno a Parigi, si passa alla straordinaria Fernanda con la mantella nera (c. 1905) di ispirazione fauvista.
Paesaggio di Céret (1911) è, invece, un perfetto esempio di cubismo analitico, stile da cui presto Picasso si allontana, perché affascinato da Michelangelo e dalla statuaria antica, come si può notare in Donna in poltrona (1922), mentre in Donna con i capelli gialli (1931), ritratto di Marie-Thérèse Walter, sembra guardare a Matisse, alle sue linee pure ed essenziali. Appartiene agli ultimi anni della vita di Picasso un simpatico L’aragosta e il gatto (1965), che riporta la dedica dell’artista al suo amico collezionista: l’opera fu infatti il regalo di nozze ai coniugi Thannhauser.
P. Picasso, Paesaggio a Céret, 1911 P. Picasso, Donna in poltrona, 1922 P. Picasso, Donna con i capelli gialli, 1931
Dal 1909, Heinrich è affiancato dal figlio Justin, che diventerà nel tempo il vero protagonista dell’organizzazione di mostre nelle varie gallerie aperte in Europa e dell’acquisto delle opere: potremmo dire che, insieme al noto mercante e gallerista parigino Ambroise Vollard, uno dei primi a riconoscere il genio di Picasso e di molti artisti avanguardisti, i Thannhauser contribuiranno a scrivere molte pagine della storia dell’arte del primo Novecento.
Nel 1911-12, ad esempio, viene presentata nella loro galleria a Monaco la prima esposizione del gruppo Der Blaue Reiter (Il Cavaliere azzurro), nella quale era esposta La città (1911) di Robert Delaunay. Tra le opere degli artisti del gruppo spiccano alcuni capolavori per la forza dei loro colori: Mucca gialla (1911) di Franz Marc, Montagna blu (1908-1909) di Vasily Kandinsky, Letto di fiori (1913) di Paul Klee. Di quest’ultimo, Thannhauser organizzò, nel 1911, a Monaco la prima mostra in Germania.
Kandinsky, Montagna blu, 1908-1909 F. Marc, Mucca gialla, 1911
Basterebbero i pochi eventi citati per comprendere l’importanza che la famiglia dei collezionisti ha avuto per l’arte europea del XX secolo, ma la sintetica narrazione delle vicende dei Thannhauser, proposto dagli organizzatori della mostra milanese, documenta quanto essenziale fu la loro presenza anche nel mondo artistico americano: “Nel 1920 Justin apre una galleria a Lucerna, insieme a suo cugino Siegfried Rosengart, e nel 1926 nella galleria di Monaco presenta una importante mostra su Degas. Nel 1927 apre una nuova galleria a Berlino. Sono di questi anni le grandi mostre dedicate a Gauguin, Matisse e Monet. Nel 1935 muore il padre Heinrich e nel 1937, Justin si trasferisce a Parigi aprendo una nuova galleria. Nel 1940, quando le truppe tedesche invadono Parigi, Justin è in Svizzera e non può ritornare in Francia. Alla fine di quell’anno si imbarca a Lisbona per New York. Nel 1944 il figlio Heinz viene ucciso in guerra, l’altro figlio Michel si suicida nel 1952, mentre la moglie Käthe muore nel 1960. Due anni dopo Justin sposa Hilde Breitwisch. La casa newyorchese dei Thannhauser in un ventennio è diventata un luogo di eccezione dove si ritrovano grandi personaggi del mondo della cultura, dell’arte, della musica, del teatro, del cinema, della fotografia come Leonard Bernstein, Louise Bourgeois, Henri Cartier-Bresson, Marcel Duchamp, Jean Renoir e Arturo Toscanini. Senza eredi e condividendo appieno la promozione dell’innovazione artistica di Solomon R. Guggenheim, decide di donare al museo americano settantacinque opere della sua collezione, tra cui trenta lavori di Picasso. Nel 1965 le opere sono presentate nella sala dedicata del Museo. Justin Thannhauser muore nel 1976 in Svizzera a 84 anni. La seconda moglie Hilde nel 1984 dona al Museo altre 10 opere, che entrano nella collezione Guggenheim alla sua morte nel 1991.”
La profonda trasformazione del sistema dell’arte, intervenuto già dalla metà del XIX secolo, da quando Courbet apre il Padiglione del Realismo all’Esposizione universale di Parigi del 1855, per protestare contro l’esclusione delle sue opere dal Salon, trova in questa mostra uno anello essenziale per comprendere anche le logiche del mercato attuale.
A cura di:
GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.