PIET MONDRIAN. Dalla figurazione all'astrazione

 

Al MUDEC di Milano, fino al 27 marzo 2022, è visitabile una mostra di grandissimo interesse, non solo per l’artista di indubbio valore, perno attorno a cui ruotano molte riflessioni sull’Astrattismo nelle classi dell’ultimo anno, ma anche per il percorso che i curatori hanno pensato per accompagnare il pubblico a comprendere le tappe che hanno portato Mondrian Dalla figurazione all’astrazione. Le sessanta opere presenti, tra quelle di Mondrian (1872-1944) e quelle di artisti della Scuola dell’Aja, provengono in buona parte dal Kunstmuseum den Haag, che conserva la più importante collezione di opere di Mondrian al mondo. Il direttore, Benno Tempel, con Daniel Koep e Doede Hardeman, hanno immaginato diverse sezioni tematiche, che mettono a confronto opere del primo periodo “figurativo” con quelle del periodo “astratto”.

Fondamentale, per comprendere gli inizi dell’artista, è stata la scelta di affiancare dipinti della “Scuola dell’Aja” - pittori operanti nella città olandese tra il 1860 e il 1890, influenzati dalla scuola di Barbizon - ai dipinti giovanili di Mondrian.

I paesaggi del primo decennio del ‘900 ritraggono in modo realistico gli ambienti naturali olandesi, come vediamo nella foto 1:

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1. Piet Mondrian, Mulino Oostzijdse con cielo blu, giallo e viola, 1907-1908 ca., olio su tela, Kunstmuseum Den Haag

ma già dieci anni più tardi -foto 2 - l’artista guarda il mulino a vento come un edificio la cui mole imponente, ed un po’ inquietante, svetta nel buio della sera, dipinto con macchie sintetiche di colore di tipo espressionista:

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 2. Piet Mondrian, Mulino a vento di sera, 1917, olio su tela, Kunstmuseum Den Haag

 

“La prima cosa che cambiò nella mia pittura fu il colore. Abbandonai il colore naturale per il colore puro. Ero giunto alla sensazione che i colori della natura non possono essere riprodotti sulla tela. Istintivamente sentivo che la pittura doveva trovare un modo nuovo per esprimere la bellezza della natura.”  (P. Mondrian, Verso la visione vera della realtà, 1941)

Dal 1912 si stabilì a Parigi e gli anni che seguirono furono di intensa ricerca personale; gradualmente Mondrian creò immagini sempre più essenziali, anche grazie all‘influsso del linguaggio cubista di Picasso e Braque.
Ad esempio, le opere che hanno come soggetto l’albero - foto 3 e 4 - permettono di osservare la progressiva semplificazione della forma, che evidenzia la sua struttura lineare

alberouno   3. P. Mondrian, Alberi in fiore,  1902-05 o 1916-18, olio su tela su cartoncino, Kunstmuseum Den Haag

 

alberodue  4. P. Mondrian, Tableau n. 4/Composizione n. VIII, 1913, olio su tela, Kunstmuseum Den Haag

 

La strada per arrivare alle linee rette ortogonali e all’uso esclusivo dei colori primari, propri del Neoplasticismo, era ormai aperta. “L'aspetto delle forme naturali si modifica, mentre la realtà rimane costante.” (ibidem) Mondrian s’inoltra in piani sempre più sottili della realtà, elevandosi dalla materia, come spesso diceva.

Trovando ispirazione nella teosofia, l’artista sosteneva che le linee verticali sono la personificazione del trascendentale, che lotta per resistere al caos – orizzontale – di un’immanenza finita.

Combinare sulla superficie i tre colori fondamentali -foto 5 - significa, quindi, soppesare, equilibrare, quasi fossero note da disporre su un pentagramma, i pilastri di una nuova architettura, che mettono ordine nelle sensazioni ingannevoli e transitorie.

composizione   5. Piet Mondrian, Composizione II, 1929, olio su tela, The National Museum in Belgrade

 

“...Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte...” (…) “voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori) delle cose... (P. Mondrian)

   

Particolarmente interessanti sono le sezioni della mostra dedicate a “De Stijl” (Lo Stile) e al rapporto tra la musica e l’astrazione di Mondrian.
De Stijl è il movimento sorto nei Paesi Bassi nel 1917 – che ebbe un’influenza determinante sul mondo del design, dall’arredo alla grafica, fino ad arrivare addirittura alla moda - grazie all’iniziativa di Mondrian e di Theo van Doesburg, ai quali si affiancò anche Gerrit Thomas Rietveld. Di quest’ultimo, autore della poltrona Red and Blue, viene esposta la riedizione di Cassina, mentre un omaggio al “pattern Mondrian” è il contenitore-tributo di Shiro Kuramata prodotto da Cappellini.
Quando Mondrian tornò a Parigi nel 1919, si appassionò in maniera particolare al jazz. “Trovò molte analogie tra i suoi quadri e le jazz band: gli uni e le altre fortemente organizzati, lasciavano spazio anche alla rottura e all’improvvisazione. L’intuizione era fondamentale sia per l’artista sia per i musicisti jazz. Inoltre, come i quadri neoplastici non facevano riferimento al mondo naturale, così la musica jazz era solo ritmo in libertà, senza alcuna allusione a una trama. In poche parole, Mondrian aveva trovato nel jazz l’equivalente musicale del neoplasticismo.” La video installazione presente in mostra – a cura di Storyville – illustra in maniera suggestiva il rapporto tra le opere neoplastiche di Mondrian e la musica.

Visitare questa mostra con i propri allievi, a qualsiasi classe appartengano - l’astrazione è una dimensione sempre presente nella creatività artistica - offre l’opportunità di attraversare la prima metà del XX secolo con gli occhi con cui Mondrian ha guardato alcuni grandi autori dell’Avanguardia, anzi addirittura i pittori “moderni” del secondo Ottocento, dai Realisti ai Simbolisti. La sua capacità di sperimentare linguaggi espressivi diversi per poi trovare la strada maestra, che lo porterà a selezionare i pochi elementi necessari alla costruzione dei suoi quadri, è un’esperienza resa possibile dalla grande qualità delle opere esposte e dagli intelligenti confronti suggeriti dai curatori.

 

A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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