Mostra Picasso Metamorfosi 

dal 18.10.2018 al 17.02.2019

Palazzo Reale - Milano

Finalmente possiamo ammirare a Milano una mostra originale, Picasso. Metamorfosi, che mette a tema aspetti che il grande pubblico meno conosce dell’artista spagnolo e a cui non pensa subito quando si trova davanti alle opere di Picasso, ovvero la sua passione per il mondo antico, i suoi miti, le sue iconografie, le sue diverse forme, arcaiche o classiche, comunque lontane dal linguaggio cubista, a cui solitamente è associato. Il “grande pubblico” sono gli uomini di ogni età e cultura, ma anche le classi di studenti, dall’asilo alle scuole superiori, che quotidianamente popolano le sale della mostra e con cui ci si imbatte, mentre seguono con curiosità le guide o i loro professori nelle diverse tappe del non facile percorso.

Vorrei suggerirne alcuni spunti didattici, tra i molti offerti dalla mostra, a partire dai titoli delle sei sezioni pensate dalla curatrice, Pascale Picard, direttrice dei Musei civici di Avignone - Mitologia del bacio. Ingres, Rodin, Picasso; Arianna tra Minotauro e Fauno; Alla fonte dell’antico. Il Louvre; Le “Demoiselles” del Dypilon: tra greci, etruschi e iberici; L’antichità delle metamorfosi; Antropologia dell’antico – che anticipano i temi e i confronti documentati nelle sale, attraverso l’accostamento di opere moderne ed antiche.

  • Il termine “metamorfosi” - la trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, che troviamo nei racconti mitologici o di fantasia - è particolarmente adatta a spiegare la personalità metamorfica di Picasso e le trasformazioni del suo linguaggio, lungo tutta la sua carriera, ne sono la più evidente testimonianza. Nelle sale troviamo opere realizzate con materiali e tecniche diversi, dai semplici, ma sorprendenti disegni a matita alle elaborate incisioni, agli oli su tela, agli assemblaggi con materiali di riciclo, alle stupende ceramiche realizzate a Vallauris dagli anni ’40 in poi, dopo l’incontro con la ceramista Suzanne Ramier.

Il tratto costante della personalità dell’artista è, quindi, la capacità di trasformare tutto quello che osservava o trovava in qualcosa di profondamente “suo”: quale idea di creazione artistica lo guidava? Quale valore attribuiva ai diversi materiali che utilizzava?

Il bacio del 1969 (olio su tela, Parigi, Museo Picasso), la prima opera esposta, viene interpretato da Picasso come fusione con l’altro, metafora della potenza della creazione artistica, del tentativo di diventare una cosa sola con ciò che si ha tra le mani.

 

  • Picasso attinge spesso, soprattutto dagli anni ’20, ad un ampio repertorio mitologico, ed è in particolare attratto da figure ibride -Fauni, Minotauri e Centauri-, a metà tra uomo ed animale, simbolo di bene e male, vita e morte. Arianna - sorellastra del Minotauro- è emblema di bellezza e di rinascita continua, una figura positiva, ma Picasso la rappresenta dormiente, dopo l’abbandono di Teseo sull’isola di Nasso, dove Bacco la possiede: diventa, quindi, simbolo dell’amore coniugale e del tradimento. Nelle tante figure femminili che affiancano la vita dell’artista, più volte rappresentate nelle sue opere, egli vede questi diversi aspetti dell’amore. In particolare, il Minotauro è per Picasso emblema della lotta, anche tra le due nature che sente combattere dentro di sé, quella umana e passionale e quella istintiva e brutale. “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro." (P. Picasso, Minotauromachia, 1935) Quali opere del mondo antico, presenti in mostra, sono state a lungo osservate e copiate da Picasso e sono diventate fonte d’ispirazione per una ricreazione, del tutto personale, del mito?

 

  • Il caso de Les Demoiselles d’Avignon. Una delle più note dell’artista, purtroppo non presente in mostra, viene, però, evocata da numerosi studi (bellissimi gli Studi di nudo con le braccia sopra la testa,1946, matita blu su carta velina da disegno, Parigi, Museo Picasso) di opere pre-elleniche e greche (Statuetta femminile con braccia incrociate, gruppo di Syros, 2700-2300 a. C., da Naxos, marmo; Donna piangente, 625-600 a. C., Tanagra (Beozia), terracotta; Frammento di cratere in stile geometrico con figure piangenti, 750-725 a. C., dalla necropoli del Dipylon, terracotta, tutte conservate al Louvre), che contribuiranno alla creazione del capolavoro pre-cubista di Picasso. Quale valore, allora, Picasso attribuisce alla “tradizione”, che molte avanguardie dichiarano di voler accantonare, se non distruggere? A questa e a molte altre domande apre la stimolante rassegna, visitabile al Palazzo Reale di Milano fino al 17 febbraio 2019.

 A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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