A Visual Protest. The Art of Banksy

fino al 14.04.2019

Mudec - Milano

Fino al 14 aprile è aperta, al MUDEC, una delle mostre più singolari presenti a Milano in questi mesi, non autorizzata dall’artista, Banksy, la cui identità rimane ad oggi ancora ignota. A Visual Protest. The Art of Banksy permette di entrare in contatto, attraverso 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), oggetti, fotografie e video, copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati, con il pensiero e le immagini di uno degli street artists più noti al mondo.

E’ interessante che il Museo delle Culture abbia scelto questo protagonista dell’arte murale contemporanea all’interno di un progetto che intende interrogare su “quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro”Banksy si muove negli spazi urbani più diversi ed impensabili, cercando di mettere in relazione diretta il pubblico con le sue opere ed il loro messaggio, sempre “scomodo” e in controtendenza, per scuotere le coscienze, incalzare chi guarda a prendere una posizione, non rimanere neutrale.

Naturalmente, ciò che il curatore, Gianni Mercurio, propone sono opere di collezionisti privati di provenienza certificata: non era certo possibile “staccare” le opere dai muri! Ma su tre muri di una delle ultime sale, vengono proiettate le opere originali, mettendo in evidenza i non facili contesti urbani e suburbani in cui Banksy lavora.

Il modo con cui l’artista si muove, rapido, usando stencil e bombolette spray, cercando “di non farsi beccare”, creando immagini semplici, benché inaspettate e spiazzanti, è già una forma di protesta nei confronti, innanzitutto, del mondo e del sistema dell’arte: è nota a tutti la recente asta (2018) in cui Girl with Red Baloon, proprio mentre veniva battuta la sua vendita, ha cominciato a scendere all’interno della cornice per tagliarsi in tante piccole striscioline.

Nel 2003 Banksy realizzò un’installazione all’interno del British Museum, di cui ci si accorse dopo un certo tempo: aveva posto un frammento di pietra tra le opere esposte, corredato di un cartellino ufficiale del museo. Nel frammento era stilizzata una figura umana che inseguiva un carrello della spesa, come in Trolleys del 2006, esposto in mostra in due versioni: qui alcuni uomini sono impegnati in una battuta di caccia in cui le prede sono rappresentate da alcuni carrelli. 

La sua battaglia riguarda anche la dipendenza dal consumismo: molto efficace è Sale ends today del 2017, una serigrafia in cui alcune figure umane sofferenti, come quelle che si trovano nelle Crocifissioni, tendono le braccia verso un grande cartellone riportante il titolo dell’opera.

Paradosso ed ironia sono alcuni dei tratti distintivi del linguaggio dell’artista. Tra le molte opere che si potrebbero citare, di grande effetto è Family Target, un cartone su cui è dipinta, con lo spray nero, una famiglia che corre spensierata, benché al centro un grande mirino di colore rosso copra il volto del figlio. In Napalm del 2004, un chiaro riferimento alla nota fotografia di Nick Ut del 1972 (che vinse il premio Pulitzer) in cui alcuni bambini scappano dal villaggio appena bombardato con Napalm in Vietnam, una bambina scappa piangendo, perché ustionata dal gas, accompagnata da due personaggi dei fumetti.

Immagini forti, che non hanno bisogno di commenti e che in modo inequivocabile rifiutano ogni forma di violenza, discriminazione e ipocrisia. Non deve stupire che tra i soggetti che tornano più spesso nelle serigrafie e nei murales di Banksy vi siano i topi. A  Londra come a Parigi, colonie di topi dominano incontrastate e disprezzate, ma l’artista le guarda con simpatia per la loro capacità di adattamento, la loro vita notturna in condizioni estreme, caratteri che li accomunano ai graffitari: una serie di opere presenta topi scassinatori, operai, terroristi, ma armati di vernice e pennelli per lanciare messaggi positivi.

In Love is in the Air (Flower Thrower)  un manifestante in nero, col volto coperto, lancia, anziché oggetti pericolosi, un mazzo di fiori. Il disegno originale risale al 1998, ma Banksy ha più volte utilizzato l’immagine, proponendola in adesivi contro la guerra distribuiti nel 2003 a Londra e in un murales creato in Palestina.

Proprio in Palestina, nel 2017, per attirare l’attenzione internazionale sul muro che separa Israele dalla Palestina e sulla situazione conflittuale, Banksy ha aperto il Walled Off Hotel di fronte al muro, con dieci stanze e un bar a tema, un museo sul muro, un’area dedicata ad artisti emergenti e dove sono esposte molte opere dell’artista.

La visita alla mostra è un’occasione per iniziare a scoprire il vasto mondo degli street artists e smontare molti pregiudizi su questa forma di espressione e d’arte. In un’intervista di Evan Pricco del 2015 su Dismaland, un parco “anti-divertimento” creato in una località turistica in disuso nel Somerset inglese, Banksy alla domanda “Quanto conta per te la reazione?” rispondeva “Sono ad un punto con l’arte in cui mi interessa solo se il pezzo risulta essere più della somma delle sue parti.” (…) “Se succede qualcosa d’imprevisto tra la mia idea e la realizzazione, è una grande vittoria.”


 A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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