The EY Exhibition: Van Gogh and Britain

dal 25.03.2019 al 11.08.2019

Londra

Una mostra da non perdere, per chi passerà da Londra, entro l’11 agosto, è The Ey Exhibition: Van Gogh and Britain perché, oltre a riunire più di 50 opere di Van Gogh, propone un’originale chiave di lettura della sua arte, vista con gli occhi degli artisti inglesi che, nel corso del XX secolo, sono stati da lui ispirati, tra cui Francis Bacon, David Bomberg e i giovani pittori di Camden Town. D’altra parte, anche l’artista olandese, all’inizio della sua carriera, trascorse quasi tre anni in Inghilterra, tra il 1873 e il 1876, sviluppando un grande interesse nei confronti della cultura britannica - in particolare per i romanzi di Charles Dickens e George Eliot, per i dipinti di Constable e Millais -, che rimase costante per tutta la sua vita. 

La mostra, organizzata al pian terreno della Tate Britain, presenta la più grande collezione di dipinti di Van Gogh nel Regno Unito da quasi un decennio, riunendo alcune delle sue opere più famose provenienti da diversi musei del mondo, suddivise in due sezioni: quelle nate dal soggiorno di Van Gogh a Londra e quelle che hanno affascinato e ispirato gli artisti inglesi fino agli anni ’50.

Nato nei Paesi Bassi nel 1853, Van Gogh giunge a Londra nel 1873 e subito s’inserisce nel mondo dell'arte, lavorando per due anni negli uffici di Goupil (gallerista) a Covent Garden, e prova a insegnare e predicare a Ramsgate, Kent e Isleworth, a ovest di Londra. Conoscendo quattro lingue, legge molti libri inglesi ed i romanzi vittoriani che ammirava per la loro "realtà più reale della realtà": scrisse, infatti, che "Tutta la mia vita è finalizzata a rendere le cose della vita quotidiana descritte da Dickens". Nella prima sala è riunita un’ideale libreria dell’artista, mentre nella seconda sala troviamo le famose Scarpe del 1886, provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, forse per ricordare le lunghe passeggiate in città e le visite a musei, gallerie e stanze dei mercanti d'arte. A Londra impara a conoscere i "bianchi e neri" britannici, si occupa del commercio in espansione di stampe e ne colleziona più di 2000, che lo aiutano a trovare soggetti e composizioni originali. Nella terza sala sono esposte alcune incisioni su legno degli artisti che pubblicarono sul quotidiano inglese The Graphic, riguardanti la vita urbana e che lui chiamava "i grandi ritrattisti del popolo". La prima parte della mostra si conclude, nella quarta sala, con un’opera, in particolare, che catalizza l’attenzione dell’osservatore, la Notte stellata sul Rodano (1888 Musée d'Orsay, Parigi): la trasparenza dell’acqua, che riflette le luci della riva, richiamando le grandi stelle in cielo, è una meraviglia difficile da dimenticare.

Dalla sala successiva, la quinta, inizia il lungo racconto della relazione tra Van Gogh e il pubblico britannico, con alcune opere presenti alla mostra su Manet e i post-impressionisti, organizzata a vent'anni dalla morte di Van Gogh e che vide oltre 25.000 visitatori: Virginia Woolf scrisse "Verso il dicembre 1910, il carattere umano cambiò". La critica rifletteva ancora molti pregiudizi legati alla salute mentale dell’artista, definito dallo scrittore C. Lewis Hind "un pazzo e un genio".

Il titolo della sesta sala, "A toi, Van Gogh!" ("Ciao, Van Gogh!") - una frase che Harold Gilman pronunciava prima di iniziare a dipingere, guardando una stampa dell'autoritratto di Van Gogh appesa al muro del suo studio -, evidenzia come gli artisti inglesi del Camden Town Group (ad esempio Spencer Gore e Matthew Smith, guidati da Walter Sickert) iniziano a confrontarsi con i colori ed il modo di stenderli dell’artista olandese; nella settima sala, il confronto verte soprattutto sui soggetti floreali, che sono tornati ad essere un tema preferenziale per gli inglesi, grazie ad un fitto dialogo con i quadri di Van Gogh, in particolare con i Girasoli, prestati dalla National Gallery di Trafalgar Square, dove sono giunti  nel 1961, e tornati in questa occasione alla Tate per la prima volta da allora.

Le ultime sale sono, senza dubbio, le più spettacolari perché testimoniano concretamente l’interesse crescente per la vita – furono pubblicate due biografie e le lettere al fratello Theo - e le opere di Van Gogh, esposte regolarmente in Gran Bretagna e ormai note non solo agli artisti, ma al grande pubblico. In particolare, nel 1929, diciotto opere apparvero nell'ultima stanza di una mostra sull'arte olandese alla Royal Academy di Londra, che presentava Van Gogh come "il genio brillante e infelice", sottolineando come la malattia mentale e la morte dell’artista erano ancora il nucleo attorno a cui ruotava la lettura critica e la riflessione degli artisti. Due opere esposte furono realizzate mentre era ricoverato all'ospedale di Saint-Paul, Eternity's Gate e Prisoners ExercisingVAN GOGH TRAGIC HERO è il titolo dell’ultima sala, che da sola vale il viaggio ed il costo del biglietto: testimonia l’influsso che ebbe l'ultima mostra di Van Gogh tenuta alla Tate, nel 1947.

Van Gogh viene guardato, negli anni drammatici che seguirono la guerra, come artista tragico, espressione di una condizione umana comune a molti. 

Un mio allievo, in gita con la classe a Londra, al rientro ha scritto, commentando le tre grandi tele di Francis Bacon esposte su un’unica parete alla fine della mostra: “l’artista fa emergere tutto il dramma di Van Gogh, utilizzando colori cupi, un gesto pittorico forte, a tratti frenetico. Queste tre opere sono la celebrazione della novità introdotta da Vincent nell’arte, vale a dire la necessità del pittore di esprimere nell’opera il suo io di fronte a tutto, un continuo rapporto fra l’artista e il tutto.”

Questo artista ha affrontato la realtà dell'esistenza, per quanto sconcertante, piuttosto che chiudere gli occhi davanti alla tragica inutilità della vita disumana! (Oskar Kokoschka sull'influenza di Van Gogh sulla pittura moderna, 1953).


 A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

CDOLogo DIESSEDove siamo