STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI

di Markus Zusak

edizioni Frassinelli 2014, pag. 563, € 14,00  ebook € 7,99

target: dai 13 anni

 

La lettura di un intero romanzo durante l’ora settimanale di NARRATIVA è sempre stata un’attività molto gradita e significativa.

È alla luce di questa esperienza che racconto del testo adottato nelle mie classi terze negli ultimi anni: “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak, ed. Frassinelli 2014, pagg. 563.

La protagonista è Liesel Meminger, una bambina tedesca di dieci anni che vive durante la Seconda guerra mondiale e che, al termine del conflitto, avrà raggiunto la maturità di una quindicenne. Attraverso il racconto delle sue vicende il libro narra anche (e soprattutto) dell’amicizia, della paternità, dell’adolescenza, del nazismo, della shoah e della crisi di coscienza del popolo tedesco, della guerra e della morte.

La storia inizia nel gennaio del 1939, quando Liesel ha quasi dieci anni e si trova sul treno con la madre e il fratellino di sei anni Werner. Sono diretti a Molching, la cittadina nei pressi di Monaco dove vivono i coniugi Hubermann, la famiglia alla quale la madre ha scelto di dare in affido i due figli, non essendo più in grado di provvedere loro a causa della situazione di estrema povertà.

Durante il viaggio Werner, ammalato, muore e la sorella, qualche giorno dopo, viene lasciata alla famiglia affidataria. In questo modo Liesel vive un secondo abbandono: prima quello del fratellino che non c’è più, poi quello della madre con la quale non avrà più nessun contatto. Ma la scelta della donna non è un abbandono (la piccola “intuì che la madre stava tentando di salvarla”), bensì un atto d’amore – chissà quanto sofferto e lacerante.

Tramite questo affidamento la bambina trova l’affetto profondo e autentico di papà Hans - un imbianchino “dagli occhi fatti di bontà e d’argento” - e mamma Rosa - “un piccolo armadio con il cappotto” che lava e stira la biancheria di alcune famiglie agiate - e così, giorno dopo giorno, si sente accolta e protetta nell’attraversare gli anni della sua adolescenza.

Conosce anche l’amicizia, grazie al coetaneo Rudy Steiner, un vicino di casa che diventerà complice di avventure, che la difenderà e che finirà con innamorarsene, e a Max Vanderburg, un ebreo di 23 anni che viene nascosto per un paio d’anni nella cantina degli Hubermann.

Attraverso la vicenda di Max, la ladra di libri (così soprannominata in quanto “prende” libri che conserva gelosamente e con i quali impara a leggere) si trova a vivere da vicino la follia della persecuzione nazista, che in quegli anni dilanierà la coscienza di molti tedeschi e quella della famiglia Hubermann in particolare. A questo proposito ho riscontrato che la lettura del libro ha permesso ai ragazzi di capire bene il fatto storico della shoah e di sviluppare un giudizio critico personale, con una efficacia molto più potente della classica giornata della memoria.

Dentro il dipanarsi del romanzo - caratterizzato da povertà, oppressione, persecuzione, guerra e morte - emerge continuamente un dato in controtendenza che spiazza e cambia la realtà e le persone: la vita è possibile perché accade qualcosa che “ci salva”; e infatti Liesel viene adottata da Hans e Rosa Hubermann e, successivamente, dalla moglie del sindaco; Max viene sottratto alla persecuzione antisemita prima a Stoccarda dall’amico tedesco Walter Kugler e poi a Molching dalla famiglia Hubermann; Hans è salvato la prima volta da soldato durante la Grande Guerra grazie al padre di Max, l’altra, in modo fortuito, nella Seconda guerra mondiale. Per i miei studenti è stato semplice capire che la vita è proprio così, che uno accoglie-aiuta-ama-salva il prossimo perché lui stesso è stato (ed è) accolto-aiutato-amato-salvato!   

Il tema della salvezza, inoltre, permette di approfondire altri due aspetti presenti nel romanzo: il valore dei libri, cioè la necessità umana dello scrivere e del leggere, e la presenza della morte - uno dei dati naturali imprescindibili del vivere terreno.   

Riguardo al primo punto è significativo il titolo della prima edizione italiana del 2005, “La bambina che salvava i libri”, e infatti Liesel salva materialmente libri di qualunque genere, a dire che, siano essi dizionari o manuali o romanzi o biografie, non vi è differenza, perché si tratta sempre di beni estremamente preziosi. Lo sono per Liesel, ma lo sono in assoluto; il libro, infatti, è uno strumento che permette di “fissare sulla carta” le piccole e grandi cose della vita, di far superare loro il tempo, di restituirle ad ogni lettore come dono inaspettato e, attraverso il lettore, tornare a riprendere vita in una forma totalmente nuova. In “Storia di una ladra di libri”, ad esempio, il “Mein Kampf” di Hitler finisce nelle mani di Max (per favorire il suo viaggio verso la salvezza), ma da quel momento per lui diventa “la sua (mia) battaglia” per la sopravvivenza e per la vita, tanto che quelle pagine, a un certo punto, vengono sbiancate e riscritte con un’altra storia, quella dell’amicizia tra il ragazzo ebreo e la nostra protagonista.

L’ultimo aspetto che merita di essere preso in considerazione è la morte. Essa è presente non solo come elemento dominante in quegli anni di guerra e distruzione, ma anche perché svolge il ruolo (insolito) di narratrice. Sin dalle prime pagine l’autore la presenta come un fatto naturale e la rende in qualche modo accettabile: “Sono leale. Sono solo una chiacchierona. Non sono violenta né cattiva, sono un esito. […] Gli esseri umani superstiti, quelli sopravvissuti; sono quelli che non posso guardare (per non commuovermi), sebbene in molte occasioni non riesca ad evitarlo. […] Sono quelli rimasti indietro, schiacciati sotto un caos di frammenti di consapevolezza, disperazione e stupore. Hanno cuori feriti e polmoni schiacciati. […] (Quella che vi racconto) È la storia di una di quei sopravvissuti, un’esperta nell’essere lasciata indietro. Ho visto la ladra di libri tre volte”. 

La morte, oltre che raccontare in presa diretta i fatti che accadono ai nostri protagonisti, riesce a salvare dalla distruzione il diario scritto da Liesel fino al 1943, lo conserva e lo rilegge molte volte, per poi “riconsegnarglielo” molti anni dopo quando andrà a prendere la sua anima.

Con questo romanzo Zusak riesce a rendere “familiare” la morte, un tabù nelle attuali generazioni, lasciate vivere come se non si dovesse morire mai. In diversi miei alunni colpiti dalla perdita di persone care, questa lettura ha permesso di rivivere in modo più condiviso il loro dolore e di percepire la grandezza di ogni vita conclusa. I ragazzi hanno potuto cogliere che la morte, nel dare compimento all’esistenza terrena, getta anche una luce nuova su tutto ciò che le persone hanno fatto e vissuto, rendendo unici e assoluti molti loro gesti, comportamenti e parole dette.

Considerando tutti gli elementi presi in esame, ritengo “Storia di una ladra di libri” un testo adatto alla lettura in classe per le terze, in quanto esso permette di incontrare molte tematiche già presenti negli adolescenti di questa età e - se approfondite - sicuramente utili per la loro maturazione umana.

 

 

A cura di:

Sergio Fanni. Laureato all’Università degli Studi di Milano, ha insegnato Lettere nella secondaria di I grado di Santo Stefano Ticino (MI) dal 1983 al 2005 e, successivamente, nell’Istituto “San Girolamo Emiliani” dei P.P. Somaschi di Corbetta (MI). Dal settembre 2021 è felicemente in pensione e prosegue il suo impegno educativo/didattico come volontario presso l’istituto di Corbetta.

 

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