MATERIALI PER L'INSEGNAMENTO - LETTERATURA
CIME TEMPESTOSE, a cura di M. Grampa
UNA CONVERSAZIONE DECISIVA (CIME TEMPESTOSE)
Emily Bronte, Cime Tempestose, Universale Economica Feltrinelli Classici, € 8,50
Emily Bronte, Wuthering Heights, Black Cat Cideb con file audio scaricabile on line, € 10,00
(Dal romanzo sono stati poi prodotti film facili da reperire su youtube.com)
Affascinante il viaggio che Emily Bronte ci propone nel suo unico romanzo, Wuthering Heights, (Cime Tempestose nella traduzione italiana). Certamente un’opera imprescindibile se si vuol conoscere la letteratura inglese dell’ottocento. Il romanzo fu infatti pubblicato nel 1849 e l’autrice usò uno pseudonimo, Ellis Bell, per aggirare il maschilismo letterario del tempo.
La vicenda si svolge tutta nel nord della regione inglese dello Yorkshire, una terrra di eriche, erbacce, vento e pioggia. Una terra che il suo rigore climatico isola. Wuthering Heights non è una località, è il nome di una casa, meglio, di una fattoria. Una grande stanza al piano terra, riscaldata come si può dal camino, dove si cucina, si mangia, si parla, ci si può stendere e riposare sulle grandi panche addossate alle pareti. Una stanza dove si vive, nella penombra e nell’illusione di un po’ di calore. Al piano di sopra le camere, fredde. Una realtà di cose, di donne e di uomini descritta con un realismo che non lascia tregua.
Una sera arriva a Wuthering Heights il giovane signor Lockwood. Una delusione d’amore gli ha suggerito di ritirarsi un po’ in “campagna”. Nel corso di una passeggiata in quelle lande fredde e desolate è sorpreso da un terribile temporale, vento, pioggia e neve. Si vede così costretto a chiedere rifugio e ospitalità a Wuthering Heights. Il padrone di casa, Heathcliff Earnshaw, appare scontroso e riluttante ad accoglierlo, ma si rende conto che non può respingerlo nella tempesta che infuria, e lo ospita per la notte. Nella grande cucina Lockwood incontra Nelly, la domestica, e la storia della fattoria e dei suoi abitanti comincia a disvelarsi.
Nella notte, mentre riposa, Lockwood viene svegliato da un rumore, sono i rami di un albero che sbattono contro la finestra. Si sporge per allontanare i rami ma è toccato da un dito gelido, e una voce di donna lo implora di farla entrare. Un fantasma? Una figura reale? Un’illusione notturna? Lockwood urla spaventatissimo e all’arrivo di Heathcliff lascia la camera mentre Heathcliff, rimasto solo, apre la finestra come per invitare la figura ad entrare. Nella grande cucina Lockwood incontra Nelly che gli parla di quella casa e di quella fattoria.
Il riferimento a fantasmi, spiriti e paure dell’ignoto, seppur simile alla moda del romanzo gotico di fine settecento, va inteso qui, mi pare, in modo differente. E’ parte della forma mentis degli abitanti del posto, la stessa autrice era convinta della loro esistenza. Sono parte di quelle lande, di uomini e donne costretti a fare i conti giornalmente con le asprezze della vita, la solitudine, la fatica, i pericoli della neve, la strada che si perde, la mancanza di punti di riferimento e di luoghi dove rifugiarsi. La paura e il pericolo, l’isolamento, hanno conservato quel fondo di superstizioso, quel male da scongiurare che viene da lontano, da un passato precristiano.
Da Nelly conosciamo dunque la storia della fattoria. Più di vent’anni prima il proprietario della casa era il vecchio signor Ernshaw, che ci viveva con i due figli piccoli, Hindley e Catherine. Di ritorno da un viaggio d’affari Earnshaw porta a casa un trovatello, come fosse un capretto o un agnellino, Heathcliff. Fin da subito si instaura un profondo rapporto d’amicizia, che diventerà molto di più, tra Catherine e il nuovo arrivato, mentre Hindley lo prenderà in odio, trattandolo peggio dell’ultimo dei servi, per gelosia e paura che gli sottragga una parte dell’eredità, Wuthering Heights. Catherine e il nuovo arrivato si godranno invece la loro amicizia nel deserto della landa, con lunghe passeggiate e cavalcate, godendo del luogo selvaggio, della natura aspra e forte, del vento e della neve, che in qualche modo forgerà anche il loro carattere, selvaggio e ribelle.
Accade un giorno che durante una cavalcata Catherine ha un incidente, è sbalzata da cavallo e morsa da un cane della vicina abitazione, Thrushcross Grange. Soccorsa dai proprietari, Catherine dovrà restare per cinque settimane nella nuova casa, per rimettersi dall’incidente. E qui la giovane entra in contatto con un mondo nuovo, completamente diverso da quello di Wuthering Heights. Thrushcross Grange non è una fattoria, ricorda più una villa di campagna per cittadini danarosi. Catherine viene in contatto con un mondo elegante, raffinato, gentile, dove l’asprezza della landa è chiusa fuori. La ragazza ne è sconcertata, le si rivela un mondo nuovo, che non conosceva, e che la affascina, tanto quanto la affascina il giovanotto della famiglia, Edgar Linton, che le si è affezionato, e di questo la giovane è lusingata.
Il mondo di Wuthering Heights è il mondo di Emily Bronte, che lei conosce e dove ha sempre vissuto e di cui sa qualità e caratteristiche. Il mondo di Thrushcross Grange è quello potremmo dire vittoriano e borghese, con altri valori e qualità. E’ un mondo in contrasto con il primo, e che Emily Bronte probabilmente incontrò e visse quando per un anno intero, il 1845, soggiornò a Bruxelles per imparare la lingua. E’ vero che Bruxelles non era Londra o Parigi, ma era pur sempre una città e una capitale.
Passate le cinque settimane di malattia e convalescenza, Catherine viene riaccompagnata a Wuthering Heights ma è una persona diversa. Ne fa fede il colloquio che subito ha con Nelly, nella grande cucina della fattoria. Una conversazione decisiva per lo svolgersi del romanzo. Le due donne sono in cucina, Nelly prepara da mangiare e intanto bada al piccolo Hareton, il figlio di Hindley. Catherine le vuole raccontare un sogno fatto di recente, ma Nelly non vorrebbe ascoltare, “oh, no, miss Catherine, siamo abbastanza infelici che non è necessario chiamare a raccolta incubi e visioni che ci confondono”, dice.
Ma Catherine Insiste, e le racconta il sogno. Cito:
“Se fossi in paradiso, Nelly, sarei proprio infelice”
“Perché non è il posto per te”, risposi, ”tutti i peccatori sarebbero infelici in paradiso”..
“Volevo solo dire che il paradiso non sembrava essere il mio posto, piangevo fino a spezzarmi il cuore; e gli angeli erano tanto arrabbiati che mi hanno gettato fuori, in mezzo alla brughiera…e questo spiega il mio segreto…non è cosa per me sposare Edgar Linton come non lo sarebbe essere in paradiso, e se quell’uomo orribile (si riferisce al fratello Hindley) , non avesse allevato Heathcliff in modo tanto rozzo, non ci penserei un attimo.”
Ma ora, aggiunge Catherine, in modo davvero sorprendente,
“Sposare Heathcliff sarebbe come buttarmi via. Così lui non saprà mai quanto io lo ami, e non perché è attraente Nelly, ma perché lui è più me stessa di me. Di qualunque cosa siano fatte le anime, la mia e la sua sono identiche.
Dopo questa intensa, impetuosa dichiarazione di amore, che ci fa pensare a un’enfasi romantica, sorprende che Catherine dichiari di voler sposare Edgar Linton. La motivazione?
“quando la cena è pronta, lascia che io mangi con te. Voglio ingannare la mia coscienza inquieta e convincermi che Heathcliff non ne sa nulla—non lo sa, vero? Non sa cosa voglia dire essere innamorati.”
“Non c’è ragione per cui non lo debba sapere, proprio come te.” Risposi. “E se tu sei la sua scelta sarebbe la creatura più sfortunata venuta al mondo! Appena diventerai la signora Linton, lui perderà amica e amore, tutto. Hai pensato a come tu sopporterai la separazione e come lui sopporterà di essere lasciato solo al mondo? Perchè, miss Catherine—“
“Lui solo! Noi separati!” Esclamò in tono indignato…”Non fino a che vivrò…Ellen (Nelly)—per nessuna creatura mortale. Tutti i Linton sulla faccia della terra possono dissolversi in nulla prima che io possa acconsentire a dimenticare Heathcliff. Non è questo che voglio. Non diventerei la signora Linton se questo fosse il prezzo! Lui sarà per me quello che è sempre stato. Edgar dovrà dimenticare la sua antipatia e almeno tollerarlo. Lo farà quando conoscerà i miei veri sentimenti verso di lui. Nelly, lo vedo, tu pensi che io sia una orribile egoista, ma non ti è mai venuto in mente, che se Heathcliff e io ci sposassimo saremmo dei mendicanti? Mentre, sposando Linton, posso aiutare Heathcliff a rialzarsi, toglierlo dalle grinfie di mio fratello?”
“Con i soldi di tuo marito, miss Catherine” chiesi. “Non lo troverai così ben disposto come credi. E sebbene io non sia forse buon giudice, credo che questo sia il peggior motivo per essere la moglie di Edgar Linton”.
“Non lo è”, replicò lei, “E’ il migliore! Gli altri erano capricci, e anche per amore di Edgar, per fargli piacere. Lo dico per amore di uno che comprende i sentimenti che ho verso me stessa e verso Edgar. Non riesco a esprimermi, ma certamente tu come tutti hai il senso che c’è o ci dovrebbe essere una esistenza tua al di là di te. Quale sarebbe il senso della mia creazione se io fossi semplicemente racchiusa qui? Le mie miserie in questo mondo sono state le miserie di Heathcliff, e io le ho viste e sentite una per una fin dall’inizio; il mio pensiero nella vita è per lui. Se tutto finisse e lui rimanesse, continuerei ad essere; e se tutto restasse com’è e lui sparisse, l’universo mi diventerebbe un immenso sconosciuto, e io non ne farei più parte. Il mio amore per Linton è come le foglie del bosco, il tempo lo cambierà, lo so, come l’inverno cambia gli alberi. Il mio amore per Heathcliff è come la roccia eterna che sta sotto—di una bellezza poco visibile, ma necessaria. Nelly, io sono Heathcliff.”
Stretta dall’ansia di una scelta, di una giovane donna ormai, non più la ragazza spensierata e un po’ selvaggia di prima, Catherine sembra cercare la verità di se stessa scavando nel profondo della sua anima e del suo desiderio. Ancora ingenua, certo, ma radicalmente leale con se stessa. Quando dice “io sono Heathcliff” ci consegna un livello dell’amore che è totale consegna di sé all’altro e sfida il tempo. Allo stesso modo, quando chiede a Nelly “Quale sarebbe il senso della mia creazione se io fossi semplicemente racchiusa qui?” sembra aprirsi a un mistero della vita che va oltre la realtà così come la si vede. C’è troppo di più.
Purtroppo anche Heathcliff aveva ascoltato parte di questa conversazione, allungato su una panca, nella penombra, e se ne era andato in silenzio dopo che Catherine aveva detto “sarebbe un buttarmi via”. Solo Nelly se ne era accorta. Lui se ne andrà via per tre anni, tornerà ricco e si prenderà la sua vendetta contro chi lo ha trattato male. Diventerà padrone di Wuthering Heights e di Thrushcross Grange, ma non potrà riavere quello che più desiderava perché Catherine si sposerà con Edgar Linton e morirà di parto. Vivrà credendo di vedere il suo fantasma bussare ai vetri della finestra per entrare e stare con lui. La cercherà disperatamente nella landa. Ma non voglio spingermi oltre per non svelare gli sviluppi del romanzo. Quello che mi interessava e mi colpisce ancora l’ho scritto.
A cura di:
Marco Grampa
Laurea in Lingue e Letterature moderne presso IULM di Milano. Insegnante al Liceo Classico Crespi di Busto Arsizio per 20 anni, per otto anni presso il Liceo Scientifico Tirinnanzi di Legnano, dove ha operato come senior manager per scambi culturali con istituti australiani, portoghesi e USA.
Traduttore di opere soprattutto di carattere letterario da paesi di lingua inglese, in particolare africani.
Autore di racconti e brevi saggi per riviste locali.