Anni ’90, l’ultimo decennio del vecchio millennio

Ripresa del passato ed esplosione di nuovi generi

Fa abbastanza strano pensare che siano passati già trent’anni dall’inizio di quella decade che ci avrebbe portato al termine del ‘900, eppure è così. Senza voler fare analisi sociologiche troppo approfondite, ricordiamo solo che per noi in Italia l’inizio di quel decennio fu caratterizzato da una grande instabilità, soprattutto dovuta alle violente esecuzioni di stampo mafioso e a mani pulite. A livello europeo scoppiò invece la guerra nei Balcani e si cominciò ad assistere agli effetti della caduta del muro di Berlino, che porteranno alla frammentazione di Cecoslovacchia e Jugoslavia. Ma mi fermo qui: per una panoramica seppur parziale intorno a cosa successe, se ne può avere una idea già dalla pagina wikipedia sul decennio.

Musicalmente parlando, è davvero difficile tenere il filo del discorso ed il rischio di dimenticarsi qualche pezzo (e qualche artista importante) per strada, più che un rischio è sostanzialmente una certezza.  Ci proverò, conscio della difficoltà dell’impresa, tenendo come bussola due delle possibili playlist del periodo, scelte fra le moltissime disponibili e certamente non esaustive, ma che possono dare una idea di cosa accadde in quei dieci anni nella musica internazionale e italiana

Sicuramente uno dei fenomeni più importanti (e – qualcuno dice – ultimo grande fenomeno del rock) di inizio decennio fu quella ripresa del punk-rock di quasi vent’anni prima che venne chiamato grunge. Testi insoddisfatti della vita, musica violenta ed immediata ed alcuni album che resteranno un punto di riferimento imprescindibile. Su tutti scelgo Nevermind dei Nirvana (1991) e Ten dei Pearl Jam (1992). La tragica morte di Kurt Cobain nel 1994 metterà fine all’esperienza della band forse più rappresentativa del genere (i Nirvana, per l’appunto), mentre l’esperienza dei Pearl Jam arriverà fino ai giorni nostri. Fra i molti altri, menzione d’onore ai toni scuri di Superunknown (1994), straordinario album dei Soundgarden del compianto Chris Cornell.

Sempre in quei primi anni ’90 si assiste ad una importante svolta anche per gli U2, che con Achtung Baby (1991) inaugurano una nuova stagione della loro produzione, come pure una nuova fase dei loro concerti dal vivo. Canzoni come One sono a tutt’oggi considerate capolavori assoluti del catalogo della band irlandese, pur avendo quell’album provocato all’epoca non poco sconcerto fra i fans.

Sempre nel 1991 esce un altro spartiacque fondamentale, il cosiddetto Black album dei Metallica, passaggio insormontabile dell’heavy metal, contenente la potenza di Enter Sandman e la dolcezza della ballad evergreen Nothing Else Matters. Seppur funestato dalla morte di Freddy Mercury, il 1991 - oltre a vedere comunque l’uscita del suo canto del cigno, lo straordinario Innuendo, naturalmente dei Queen - è davvero anno di una esplosione incredibile di generi e gruppi che arrivano al successo mondiale, come i Red Hot Chili Peppers di Blood, Sugar, Sex & Magic, trainato da quel piccolo capolavoro che è Under The Bridge. Ma anche i R.E.M. di Losing My Religion, che portano in auge un folk rock cantautorale forse un po’ trascurato negli anni precedenti. E sempre in questi primi anni si affermano potentemente anche i Radiohead, oltre a prendere vigore quel genere estremo che viene denominato Nu Metal.

Restando in ambito internazionale, ma passando ad un contesto più pop, si assiste all’esplosione delle cosiddette boy-band (ed anche girl-band), compagini costituite da ragazzi che non suonano in genere nessuno strumento, ma fanno leva sulla performance vocale e dal vivo anche sul ballo. Per citare le principali, eccovi gli americani Backstreet Boys e i britannici Take That (nella cui formazione militava anche Robbie Williams, che avrà poi una luminosa carriera solista, producendo già all’interno dello stesso decennio canzoni come She’s The One e Angels). Fra le ragazze non si possono non citare le Spice Girls. Non dimentichiamo che, sempre in ambito pop, Michael Jackson continua a mietere successi da milioni di copie, producendo fra l’altro nel 1995 History, uno degli album più venduti di sempre. Annotiamo anche una grande esplosione della dance music, soprattutto, ma non solo, con il nuovo sotto-genere della house.

Verso la metà del decennio si assiste poi all’affermazione di una giovane cantautrice canadese, Alanis Morissette, con un altro album assolutamente rappresentativo e decisivo soprattutto per la spregiudicatezza dei testi e la bellezza delle canzoni, Jagged Little Pill (1995). Negli stessi anni c’è anche una forte ripresa del punk-rock più leggero (e meno ‘esistenziale’ del grunge) ad opera di band come i Green Day, gli Offspring e i Blink 182. Pensavo di aver finito, ma occorre un colpo di coda inaspettato proveniente dal Regno Unito: una breve menzione per la nascita del Brit-Pop di Oasis e Blur ed il successo planetario dei Verve di Bitter Sweet Symphony.

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: non è una panoramica esauriente, ma può aiutare ad avere un’idea, come pure può essere molto d’aiuto ascoltare le canzoni contenute nelle playlist linkate sopra (e per più di qualcuno, fare un’immersione nei ricordi…). Ma non possiamo non dare uno sguardo anche alle nostre latitudini. Innanzitutto è questo il decennio in cui perdiamo un sacco di artisti di rilievo: Domenico Modugno (1992), Mia Martini (1995), Ivan Graziani (1997), Lucio Battisti (1998), Fabrizio De André (1999). Tuttavia, tornando ai fatti musicali, l’inizio della decade aveva visto il debutto del primo grandissimo album di Luciano Ligabue (1990), che si afferma come unica vera risposta al grande potere di Vasco Rossi (nell’ambito del cosiddetto rock italiano, che però vedrà anche l’affermarsi dei Litfiba). Sono gli anni in cui assesta prove molto convincenti Jovanotti, in cui nasce la cantautorialità sghemba degli 883 (Max Pezzali e Giorgio Repetto), in cui emerge la vocalità straordinaria di Giorgia (Sanremo 1994 e 1995). Fra alti e bassi si confermano le carriere dei vari cantautori, che sarebbe troppo lungo menzionare tutti, e il decennio si chiude con il clamoroso successo dei Lunapop, che con la leggera 50 special (1999) fa accendere la spia sul valore cantautorale di Cesare Cremonini, che negli anni si confermerà artista di razza.

Walter Muto

 


 A cura di:

WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi.  Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici. 
Più info su www.waltermuto.it  

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