MATERIALI PER L'INSEGNAMENTO - MUSICA
Lucio Dalla, il film del concerto ritrovato e un metodo di proposta, a cura di W. Muto
Lucio Dalla, il film del concerto ritrovato e un metodo di proposta
Nel nostro presente iperveloce, che rende identico ciò che è successo sei mesi fa ed un concerto del 1986, il tentativo di far emergere delle grandi canzoni, della grande musica leggera. E di riscoprire tesori nascosti.
Il tentativo, in questa rubrica dedicata agli insegnanti, è proporre un contenuto valido ed al tempo stesso provare ad indicare un metodo. Ma stavolta voglio cominciare con una piccola confessione, o per meglio dire (per non esagerare), confidenza. Non è sempre facile provare ad immedesimarsi e cercare qualcosa che possa essere utile per chi, in una classe scolastica, voglia proporre un approfondimento musicale. E poi i possibili fruitori – leggi: voi insegnanti - di queste nostre proposte sono davvero tanti e diversi, agiscono nelle situazioni più disparate, in contesti differenti e con utenti di varie età. La decisione alla fine è caduta sul raccontare una cosa bella che ho visto e provare, alla fine, a vedere perché e come possa essere utile.
Lucio Dalla, a un certo punto della sua carriera va a fare un Tour negli Stati Uniti e il 23 marzo di quel 1986 approda niente meno che al Village Gate di New York, locale famosissimo dove suonarono tutti i maggiori jazzisti americani. Alla fine di quella tournée, il cantautore si concede qualche giorno di vacanza a bordo della sua barca, prima della partenza della parte italiana del tour. Ad un certo punto la barca ha un guasto, via radio si chiama un amico che va in aiuto e alla fine Dalla approda dalle parti di Sorrento ed alloggia per qualche giorno all’hotel Excelsior Vittoria, dove una cinquantina abbondante di anni prima si era fermato il grande tenore Enrico Caruso. Lì, dopo alcuni giorni di isolamento, in una decina di minuti nasce una delle canzoni più cantate nel mondo, per l’appunto la celeberrima Caruso.
Tutto questo è narrato al contrario nel film DALLAMERICARUSO. IL CONCERTO PERDUTO, regia di Walter Veltroni, nelle sale italiane 20, 21 e 22 novembre e probabilmente reperibile in seguito su piattaforme o in DVD. Guardate il trailer disponibile QUI.
Narrato al contrario: infatti il film si apre con il racconto, da parte di Angela Baraldi ed altri testimoni, dell’episodio che ha portato alla nascita della canzone, per poi proporre nella seconda parte del lungometraggio il concerto del Village Gate, recuperato e restaurato in 4k – Dolby Atmos.
Potrei scrivere davvero molto su quello che ho visto ed ascoltato, nelle quasi due ore di durata del film, ricco caleidoscopio di narrazione, testimonianze, musica, scoperte sorprendenti e conferme di cose già note, ma sempre valide. Ma voglio provare ad estrarre e proporre in alcuni punti dei possibili spunti di ripresa e di lavoro.
- Sicuramente il primo dato consistente è che siamo di fronte ad un artista completo, a venti anni esatti dall’uscita del suo primo album e ventidue dal primo singolo, che ha già cambiato pelle diverse volte. Quel concerto – e quel tour - di fatto rappresentano una galoppata ed al tempo stesso un sommario dei due primi decenni di attività.
- Ed infatti l’altra cosa che balza all’occhio ascoltando con attenzione i brani del concerto al Village è la quantità di canzoni bellissime e profonde già composte a quel punto della sua carriera, veri e propri capolavori della canzone italiana come Anna e Marco, Futura, Stella di mare, L’anno che verrà, La sera dei miracoli e mi fermo per non citare tutta la scaletta.
- Sempre riguardo al concerto, occorre spendere una parola sulla band degli Stadio, gruppo di musicisti assolutamente straordinari che in quegli anni insieme a Lucio Dalla letteralmente inventavano un nuovo sound, e proprio per questo, come emerge in un passo del film, non erano assolutamente fuori luogo negli Stati Uniti d’America, essendo, loro e Dalla stesso, forse i più americani degli italiani. Un suono nuovo, che mescolava l’estrema melodicità delle canzoni di Dalla con gli arrangiamenti (talvolta molto variati nel live rispetto agli originali) e l’abilità strumentale dei membri della band, in particolare il chitarrista Ricky Portera, in quegli anni in un momento veramente di grazia. Operazione quella del rinnovamento del sound, che in quegli stessi anni stavano portando avanti anche altri artisti italiani, solo per citarne alcuni, i Pooh e Claudio Baglioni e forse più di tutti Pino Daniele.
- Infine mi pare giusto mettere l’accento sulla incredibile capacità di scrittura di Dalla, dal punto di vista della musica, ma anche della profondità dei testi. Queste canzoni, riascoltate con attenzione nella avvincente versione dal vivo, viste suonare senza altre distrazioni ed aiutati dall’ottima resa audio svelano o fanno riaffiorare passaggi davvero formidabili. Alcuni rapidi esempi, ognuno corredato del link alla versione originale della canzone (non perdetele).
- La drammatica Balla balla ballerino, dedicata alla strage di Bologna, 2 agosto 1980, che tuttavia non riesce a non chiudersi con una fiammata di speranza, nel clamoroso passaggio “Di una canzone, canzone d’amore / Ecco il mistero / Sotto un cielo di ferro e di gesso l’uomo riesce ad amare lo stesso”, e poi il suggello finale “che commozione, che tenerezza”.
- Oppure la descrizione superba di una passeggiata fra le vie di Roma in La sera dei miracoli
- O ancora l’impossibile storia d’amore fra una ragazzina e un uomo molto più grande di lei in Cara: chissà che quella vicenda (ispirata da chissà chi e raccontata sei anni prima) e la sua storia di amicizia/amore con la giovanissima Angela Baraldi non abbiano in qualche modo informato la mai verificata leggenda dell’amore del tenore Caruso per una giovane allieva, diventata poi materia della celeberrima canzone, scritta come abbiamo già detto, solo pochi mesi dopo…
- Ed infine (veramente sorprendente per me riascoltarla rimettendoci tutta l’attenzione) la straordinaria Se io fossi un angelo, che merita più di due parole. Lucio Dalla scrive e pubblica questa canzone un anno prima, nel 1985. Nel 1983 il film Wargames aveva messo tutti in guardia rispetto ad una possibile catastrofe nucleare. Nel 1985 Sting aveva approfondito alla sua maniera l’angoscioso tema dei due blocchi e della guerra fredda nella sua Russians. La questione insomma era presente e caldissima, la Perestrojka era appena agli inizi ed il muro di Berlino sarebbe crollato solo quattro anni dopo. E Dalla si rende parte di questo fermento con i versi della sua canzone
Se io fossi un angelo (…)
Andrei in Afghanistan
E più giù in Sud Africa
A parlare con l'America
E se non mi abbattono
Anche coi russi parlerei
E subito dopo
Angelo
Se io fossi un angelo
Con lo sguardo biblico li fisserei
Vi dò due ore, due ore al massimo
Poi sulla testa vi piscerei
Sui vostri traffici
Sui vostri dollari
Sulle vostre belle fabbriche
Di missili
E alla fine, con la sua religiosità spontanea e profondissima, potremmo dire “alla Dalla”
Io so che gli angeli
Sono milioni di milioni
E non li vedi nei cieli
Ma tra gli uomini
Sono i più poveri e i più soli
Quelli presi tra le reti
E se tra gli uomini nascesse ancora Dio
Gli ubbidirei amandolo a modo mio
A modo mio
Si potrebbe scrivere molto, davvero molto di più, ma gli spunti sono già tanti. Potranno venirne fuori altri vedendo il film, in ogni caso il mio voleva essere un invito a considerare un grande artista come Lucio Dalla e provare a farne apprezzare le formidabili canzoni. Indico a questo proposito un articolo di un caro amico professore, Valerio Capasa, pubblicato il 29 febbraio 2020 sull’Osservatore Romano e reperibile QUI.
Tiro infine due conclusioni, per non lasciare appesa la confidenza e l’intento iniziale.
Uno: la realtà della musica leggera offre oggi tantissimi stimoli, fra i quali può essere difficile orientarsi. La tendenza poi è quella di vivere gli eventi del presente in un continuo “usa e getta”, mentre tutto quello che riguarda il passato tende ad appiattirsi, ad essere tutto relegato in un passato remoto poco interessante, a meno che non finisca in qualche serie tv o in qualche recupero vintage. Per questo i docu-film possono essere molto utili ad accendere un interesse, naturalmente opportunamente preparati e contestualizzati. Molto belli quelli sulla tournée di Fabrizio de André con la PFM, o quello anch’esso piuttosto recente dedicato ad Enzo Jannacci. Insieme ed accanto al tentativo di comprendere il presente ci può stare a buon diritto la considerazione degli antecedenti: da dove viene (nella storia recente) quello che si ascolta oggi? Che radici ha?
Seconda ed ultima osservazione: l’altra innegabile possibilità – e gli insegnanti lo sanno più di tutti - è quella di fare dei nessi, per non restare solo alla superficie del “mi piace-non mi piace”, ma altresì scendere in profondità, ricercare, scoprire collegamenti. Il cantiere è sempre aperto.
Walter Muto
A cura di:
WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi. Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici.
Più info su www.waltermuto.it