FOTOGRAFIA E PAROLE DELL’ARTE: UN’ESTATE VEDERE E DA LEGGERE

di Giuseppina Bolzoni

L’avvio delle vacanze estive, per gli studenti e, forse, anche per i professori, non necessariamente deve lasciare in standby il desiderio di fare esperienza del bello. Anzi, il cosiddetto tempo libero ci permette di muoverci con più agio e di scegliere tra le molte proposte che Milano, ma anche molte città e piccoli centri italiani, offrono ad un osservatore curioso.

 

FOTOGRAFIA

Un’attenzione particolare merita, anche se bisognerà affrettarsi perché chiuderà tra circa un mese (14 luglio), la rassegna di Fondazione Prada di Milano dal titolo TYPOLOGIEN. Photography in 20th-century Germany, dedicata alla fotografia tedesca del Novecento, curata da Susanne Pfeffer, storica dell’arte e direttrice del Museum Mmk Für Moderne Kunst di Francoforte: oltre 600 opere fotografiche di 25 artiste e artisti che ricostruiscono un secolo di fotografia e di storia della Germania.

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Foto di Bernd e Hilla Becher e di Candida Höfer,
2° piano del Podium

Il progetto applica il principio della “tipologia”, nato nel XVII e XVIII secolo in botanica per classificare e studiare le piante, sviluppato dalla fotografia dall’inizio del Novecento e affermatosi in quella tedesca nel corso del XX secolo, stabilendo analogie inaspettate tra artisti tedeschi di generazioni diverse e caratterizzati da pratiche artistiche differenti, ma accomunate da un principio o intenzione di classificazione. La curatrice scrive che “Solo attraverso l’accostamento e il confronto diretto è possibile scoprire cos’è individuale e cos’è universale, normativo o reale. Le differenze attestano la ricchezza della natura e dell’immaginazione umana: la felce, la mucca, l’essere umano, l’orecchio, la fermata dell’autobus, il serbatoio dell’acqua, l’impianto stereo, il museo. Il confronto tipologico lascia emergere differenze e somiglianze e coglie le specificità.”

Questo approccio, da una parte, sembra perseguire un criterio di oggettività, mediante una sorta di documentazione e classificazione sistematica di persone e oggetti, come vediamo nel primo fotografo che incontriamo al piano terreno del Podium, Karl Blossfeldt (1865-1932): di fronte alla varietà apparentemente infinita delle forme naturali, egli cerca una forma primigenia, che possa poi essere plasmata dall’arte, come accade per le fronde arricciate della felce (foto 1). Lo studio della struttura delle piante gli permette di comprendere pienamente la forma naturale: questo è lo scopo del suo lavoro, lontano da quella imitazione delle forme naturali che l’Art Nouveau stava realizzando tra XIX e XX secolo per trovare originali forme ornamentali.

karlKarl Blossfeldt, Felce

 

Su un altro fronte, l’idea della tipologia viene messa in discussione e ridefinita da fotografi e artisti contemporanei, creando, a volte, un’azione disturbante e potenzialmente sovversiva.
E’ quanto propone Gerhard Richter (1932), l’ultimo artista della mostra, al piano superiore del Podium, che dal 1961 raccoglie fogli di giornale e schizzi perché ritiene che per qualche ragione siano importanti. Le numerose fotografie dell’Olocausto (foto 2) rientrano in quella lunga riflessione che lui compie sulle atrocità del nazismo e che offre a tutti come possibilità di memoria e responsabilità collettiva.

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Richter, Atlas, Olocausto

 

Sempre al secondo piano del Podium troviamo un’ampia raccolta delle fotografie di August Sander (1876-1964), che si era riproposto con Persone del XX secolo. Portfolio degli archetipi di “classificare” gli esponenti di ogni classe sociale dell’area di Colonia (Il contadino, Il lavoratore artigiano, La donna, La grande città: prigionieri politici, La grande città: Persone che sono venute alla mia porta, ecc.).
Nonostante il tentativo di essere impassibile nel fotografare, ogni scatto rivela la singolarità ineliminabile di ogni persona: Walter Benjamin nel testo che dedica a Sander nel 1931 chiama il suo metodo “empirismo delicato”, inteso come capacità di immedesimazione nel suo oggetto nella misura in cui si astiene dal giudizio su di esso.
La mostra permette, inoltre, di conoscere alcuni esponenti della Scuola di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf - come Bernd e Hilla Becher, Thomas Struth, Andreas Gursky, Candida Höfer -, città che tra il 1976 e il 1997 ha rappresentato un centro di formazione professionale e artistica di eccellenza della produzione fotografica.

Una delle più interessanti fotografe americane, DOROTHEA LANGE (mostra a cura di W. Guadagnini, M. Poggi), viene presentata, a 135 anni dalla nascita, al Museo Diocesano di Milano fino al 19.10.25 attraverso un centinaio di scatti.
Il suo percorso inizia negli anni Trenta e prosegue fino al secondo dopoguerra del Novecento: la Lange è testimone di alcuni degli eventi che avrebbero modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti (crollo di Wall Street, dura siccità o fenomeno delle Dust Bowl, campi di prigionia della popolazione americana di origine giapponese).
Migrant Mother è il ritratto di una giovane madre disperata che vive con i sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse, immagine che diventerà iconica e che è stata scelta come manifesto della mostra.

migrantLange, Migrant Mother of seven children. Age thirty-two. Nipomo, California, 1936, The New York Public Library

Reporter e ritrattista, la Lange racconta le proprie esperienze, gli incontri, il vissuto emotivo con grande efficacia, aiutandoci a riflettere su temi (la povertà, la crisi climatica, le migrazioni e le discriminazioni) ancora di grande attualità.Inizio modulo

 

LETTERATURA E ARTE

 Al Museo d'arte di Mendrisio, fino al 6 luglio 2025 (Ma–Ve 10–12 e 14–17 | Sa–Do e festivi 10–18 Lunedì chiuso) è allestita con grande sapienza e passione, una mostra singolare che affianca testi ed immagini, critica d’arte e dipinti di qualità, insomma UNA STORIA DI ARTE E DI POESIA.  Purtroppo, il tempo in cui resterà aperta la mostra è molto breve, ma merita senza dubbio una visita e un suggerimento ai propri allievi.
Otto tra i maggiori letterati italiani della seconda metà del Novecento, Arcangeli, Bertolucci, Biamonti, Isella, Orelli, Sereni, Tassi, Testori, vengono presentati nella loro veste di critici d’arte, affiancati ad alcuni dei loro artisti “preferiti”.
Il dialogo tra il gesto artistico e la parola degli otto “critici” avviene direttamente sulle pareti del Museo: vengono esposte, accanto alle opere, citazioni tratte dai loro scritti, proprio perché tutti sono stati “alla ricerca di quella “equivalenza” tra scrittura e immagine, di un “parallelo” o di un “rispecchiamento” tra poesia e pittura”. Sulla scia di Roberto Longhi, al quale, in un modo o nell’altro, tutti gli otto scrittori si rifanno, convinti, come lui, che bisognava “riconsegnare la critica, e perciò la storia dell’arte, nel cuore di un’attività letteraria”.

 moraMorandi, Natura morta, 1961,olio su tela, Kunst Museum Winterthur

Le opere presentate vengono in gran parte dalla tendenza Informale degli anni Cinquanta, ma non mancano opere della nuova figurazione degli anni Ottanta e di altri indirizzi formali. Molti artisti e critici sono legati alla medesima area geografica, dalla Lombardia all’Emilia (Morandi, Morlotti, Francese, Afro, Della Torre, Valenti, Melotti, Ruggeri, Moreni, Mandelli, Dobrzanski), con le eccezioni di Burri, Leoncillo, Guttuso, Guccione, per citarne solo alcuni. Senza dimenticare alcuni grandi protagonisti della scena internazionale come Bacon, Giacometti, Sutherland, De Staël, Fautrier, Wols, Klee, Hartung, Varlin, Mušic, fino ai Neuen Wilden testoriani.

 

UN ULTIMO SUGGERIMENTO

Non lasciatevi sfuggire la mostra alle Gallerie d’Italia, aperta fino al 5.10.25 dal titolo UNA COLLEZIONE INATTESA. LA NUOVA ARTE DEGLI ANNI SESSANTA E UN OMAGGIO A ROBERT RAUSCHENBERG. Si tratta di un itinerario inedito sull’arte contemporanea degli anni Sessanta, con opere rappresentative della cultura visiva concettuale, sia europea che americana. Oltre ad un omaggio al grande artista americano Robert Rauschenberg, in occasione del centenario della sua nascita.

 

 

 

A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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