Arte
“GO!”. Un invito a ripartire attraversando “confini” fisici e mentali
di Giuseppina Bolzoni
L’avvio del nuovo anno scolastico, a fine estate, può lasciare ancora spazio per osservare un orizzonte più ampio, al di là delle molte ed interessanti mostre m lanesi. L’occasione è offerta da “GO! 2025”, il titolo che Nova Gorica – Gorizia ha coniato per ospitare una serie di eventi nell’anno in cui è stata eletta come capitale europea della cultura.
Tra gli eventi artistici più attraenti vi è, senza dubbio, ARCHITETTURE TRASPARENTI - Attraverso l’arte contemporanea (fino 26.10.2025), un’originale esposizione visitabile negli spazi monumentali di Villa Manin a Codroipo (UD). Si tratta di un percorso costituito da quindici installazioni di arte contemporanea – dall’ingresso della villa presso la barchessa di levante, nel corpo gentilizio fino al parco storico – che dialogano con l’architettura barocca, indagando il concetto di confine, inteso non solo come linea geografica, ma anche come spazio mentale e percettivo, “non inteso come barriera, ma come limite valicabile, attraversabile con lo sguardo o con il corpo.”
Molte opere, infatti, possono essere attraversate, come quella di Anna Pontel, invitano ad entrare in relazione diretta, interattiva, come chiede Christina Kubisch (1); altre sottolineano la continuità con gli spazi in cui sono presentate e tendono a modificarli, ad alterarne la percezione (Robert Irwin, 2) , fino a moltiplicarli o a renderli incerti, come accade per il pavimento specchiante di Inside Outside dal titolo “…to the sixth dimension” del 2019 (3).
1. Christina Kubisch, La Serra, 2017/2025, Installazione sonora cavo elettrico giallo-verde, amplificatori, wave player, cuffie ad induttanza magnetica
2. Robert Irwin, Multiple Configurations #1, 2018, Acrilico 9' 11" × 8' 5" × 32
3. Inside Outside dal titolo “…to the sixth dimension”, 2019, velo di Trevira CS stampato digitalmente
L’installazione della Kubisch è costituita da un complesso sistema di cavi elettrici sospesi dall’alto, che irradiano tracce audio di versi animali, suoni naturali o elementi atmosferici che il visitatore può ascoltare dalle cuffie ad induzione magnetica che indossa. Il suo movimento nella sala determina intensità e combinazione di suoni, creando situazioni inaspettate e stupefacenti.
Anche le opere esposte all’aperto sembrano contraddire la distinzione fra spazio interno ed esterno, chiuso e aperto, come le installazioni di Alberto Garutti (4), Patrick Tuttofuoco o di Dan Graham. Garutti ha realizzato l’opera per la Villa da qualche anno, è quindi permanente, ma è stata inclusa nel percorso perché ben interpreta il tema dell’esposizione. Un’inferriata delimita uno spazio precluso agli uomini, all’interno del quale erba e piante crescono liberamente: una “gabbia al contrario”.
4. Alberto Garutti, Come se la natura avesse lasciato fuori gli uomini, 2005
Gli artisti chiamati ad esporre sono in parte molto noti, come Dan Graham, Robert Irwin, Alberto Garutti e Giulio Paolini, altri sono fra i più interessanti esponenti dell’arte italiana di oggi come Anna Pontel e Matteo Negri.
Questi ultimi propongono opere che, se da una parte sembrano “giocose”, dall’altro sono il frutto di riflessioni ed esperienze personali profonde: Negri ci fa muovere intorno alle sue lastre di vetro e metallo cangianti, suggerendo quel senso d’instabilità e imprevedibilità che sono spesso condizioni della vita. La Pontel (5), con la sua grande installazione (Corpo inclinato, 2020-2025) riproduce le dimensioni reali dell’appartamento in cui ha vissuto da reclusa durante la pandemia di Covid: emergono chiaramente sia il senso di precarietà vissuto, ma anche il desiderio di libertà e di permeabilità degli spazi in cui gli uomini dovrebbero vivere.
5. Anna Pontel, Corpo inclinato, 2020-2025, tubolari in ferro, poltrona
Un continuo rimando tra opera e contesto, tra interno ed esterno, viene suggerito da un’altra interessante esposizione, a poche decine di chilometri da quella di Codroipo, ospitata nelle Scuderie e nel Parco del Castello di Miramare a Trieste dal titolo NATURAE. Ambienti di arte contemporanea, aperta fino al 9 novembre 2025. La mostra, decisamente più articolata e complessa di quella di cui ho parlato in questo articolo, presenta, però molte connessioni con quella perché le 12 sezioni tematiche in cui si suddivide affrontano il tema della natura nel suo profondo rapporto con l’uomo, attraverso molteplici linguaggi artistici e visioni.
L’esposizione si apre, al piano terra delle Scuderie, con un’installazione site-specific di Pietro Ruffo (6), ispirata al concetto di Antropocene, l’epoca geologica che segna l’impatto che l’uomo ha avuto sul clima e sugli ecosistemi del pianeta. Grandi panneggi disegnati a penna bic blu su una griglia millimetrata evocano foreste primordiali, attraversabili dal pubblico, simboleggiando il tentativo dell’uomo di dominare anche la natura più selvaggia.
Il rapporto tra natura e cultura si ritrova anche in due dipinti esposti per la prima volta: lo sfondo a china presenta paesaggi marini - tratti dalle illustrazioni del libro dell’astronomo francese Camille Flammarion “Le monde avant la création de l’homme” del 1886 - con sovrapposizioni di teschi di Neanderthal, tracce dell’umanità sul pianeta.
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Molte sorprese riserva il primo piano dove troviamo, ad esempio, all’interno della sezione LANDSCAPE/horizon of the mind, una monumentale opera di Mario Schifano, Notte vista con figure del 1987 (7), in smalto e acrilico su tela: una schiera di figure bianche si staglia su un paesaggio creato con vortici di colori che sembrano tracciare il corso di un fiume ed un cielo stellato. Il paesaggio di Schifano è un orizzonte evocato con l’immaginazione e tradotto con la forza trasfiguratrice del colore, pur nascendo dalla relazione con la natura.
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Nella sezione MARE/Energia spirituale spiccano il grande video di Marina Abramović e le due incredibili tele di Serse Roma, grandi disegni a grafite su carta (8) che imitano perfettamente il movimento e l’alternanza di luci ed ombre dell’elemento liquido. La materialità della grafite, anima minerale della terra, dialoga con la fluidità dell’acqua. Su una parete della sala si legge: “La vita e la mente cominciano nell’acqua e noi portiamo il mare dentro di noi, in tutte le nostre cellule.” (P. Godfrey-Smith, Matazoa, 2021)
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Analogamente, Macoto Murayama (9) mette in relazione realtà che sembrano molto distanti. Nella sezione Meraviglia nascosta/botanica e tecnologia, partendo dall’osservazione al microscopio, l’artista disseziona fiori e li ricostruisce utilizzando programmi di grafica 3D: natura e scienza si alleano per comprendere sempre più a fondo il mistero della vita.
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Le sezioni indagano in molte direzioni la relazione tra uomo e natura: IBRIDAZIONE/dinamismo della materia, METAMORFOSI/eternità e fragilità dell’esistenza, IL GIARDINO DELLE DELIZIE/bellezza come difesa naturale. Qui troviamo alcune opere di Jan Fabre, una delle personalità più innovatrici ed eclettiche dell’arte contemporanea, che raccontano la violenta storia della colonizzazione del Congo belga. Quattro grandi mosaici, realizzati con gusci di scarabei gioiello, come La lotteria coloniale distribuisce milioni del 2012 (10), simboleggiano il ciclo vita, morte e rinascita. L’insetto, infatti, è fragile ma anche resistente, grazie al suo esoscheletro, ed è evocato come archetipo sia fisico che spirituale in molte antiche mitologie.
A suggellare il messaggio dell’artista, leggiamo questo pensiero di Rachel Carson: “L’uomo è parte della natura, e la sua guerra contro la natura è inevitabilmente una guerra contro sé stesso.” (Primavera silenziosa, 1962)
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Lo stretto rapporto tra natura e scienza viene ribadita nella sezione FLUSSI NATURALI/estetica e fisica, dove José Angelino (11), un artista con conoscenze nell’ambito della Fisica, della meccanica classica e della fisica quantistica, indaga fenomeni invisibili che ci circondano, come la risonanza Schumann, una frequenza naturale che rappresenta il ritmo vitale del pianeta. rendendo tangibile ciò che normalmente sfugge ai sensi umani. Con le sue installazioni trasforma energie e vibrazioni in esperienze visive e sonore che ci fanno riconoscere “il battito del cuore di Madre Terra”.
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Una visita meritano anche le opere di Bianco e Valente (12), Davide Rivalta (13) e Mimmo Paladino (14) collocate all’esterno, nel Parco del Castello di Miramare, che creano un dialogo significativo con il paesaggio circostante.
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La prima, infatti, è collocata presso uno degli ingressi al parco ed invita, con i suoi sei metri di lunghezza, ad osservare il confine tra il dentro, limitato e delimitato, ed il fuori, l’infinitezza del mare: Towards you. La seconda è una scultura in bronzo di quasi tre metri di altezza che rappresenta un Gorilla e sembra voglia riappropriarsi, con la potenza della sua mole e della sua indole selvaggia, dello spazio naturale. La terza, Zenith 3 di Mimmo Paladino, è un cavallo dalle linee stilizzate, che invita alla profonda contemplazione del paesaggio e, nel contempo, rimanda alla forza del simbolo e del mito.
Le due mostre sono, senza dubbio, fruibili in una giornata (o due), benchè la distanza da Milano sia notevole, ma meritano di essere viste per la pertinenza al tema che propongono, di grande attualità, in un tempo in cui non si è così facilmente disposti al dialogo e all’apertura dei “confini”.
A chi ama mete più prossime, suggerisco la 24° Esposizione Internazionale di TRIENNALE MILANO dal titolo Inequalities. Le diverse sfaccettature delle disuguaglianze mondiali vengono attentamente indagate in una serie di mostre visitabili fino al 9 novembre 2025.
Tra le sezioni più interessanti troviamo
- Cities, che cerca di rispondere alla domanda “Cosa possono fare l’urbanistica e l’architettura per ristabilire un equilibrio tra abitanti, città e opportunità?”.
- Lo spazio delle disuguaglianze Ambiente, mobilità e cittadinanze dedicata a Milano e realizzata con il contributo del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani e di CRAFT, Politecnico di Milano.
- Verso un futuro più equo in cui possiamo conoscere l’attività della Norman Foster Foundation (NFF) che si occupa di progetti che affrontano il tema delle disuguaglianze sociali e ambientali attraverso il design e l’educazione. La mostra presenta progetti per la trasformazione di un insediamento informale in India, la rigenerazione di una città distrutta dalla guerra in Ucraina, un’alternativa alle tende nell’accoglienza dei rifugiati, moduli edilizi industrializzati.
- Un viaggio nella biodiversità. Otto stazioni sul pianeta terra curata da Telmo Pievani.
Oltre al sito della Triennale, consiglio di leggere l’articolo di Aldo Colonetti, Il cuore del problema in Arte & Dossier di settembre 2025 e la p. 70 che il Giornale dell’Arte di maggio 2025 dedica alla manifestazione.
Un’esposizione multidisciplinare che i docenti possono scegliere di visitare a partire dagli interessi specifici di ogni materia e che propone anche originali interscambi tra indagine scientifica, studi statistici e mondo delle arti, con proiezioni verso il futuro, sempre migliorabile dall’intelligenza umana.
A cura di:
GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.