Arte
Sottsass: architettura, spazio o luoghi da abitare?
di Giuseppina Bolzoni
Fino al 13 aprile 2025, alla Triennale di Milano, è possibile incontrare, in modo assolutamente originale, un grande architetto e designer italiano, Ettore Sottsass, scomparso nel 2007 all’età di novant’anni, in un’esposizione dal titolo ETTORE SOTTSASS ARCHITETTURE PAESAGGI ROVINE. Titolo oltremodo intrigante: come associare il nuovo con l’antico o, meglio, con ciò che di esso rimane, una “rovina”? E come la riflessione sulle rovine del passato può costituire materia di riflessione sullo spazio e sul costruire contemporaneo?
La mostra non richiede di avere particolari nozioni di architettura, se non, forse, quelle che la grande storia del passato ci ha consegnato, perché le domande che sorgono una volta entrati sono quelle che molti uomini potrebbero porsi, indipendentemente dalle competenze o dalla professione che esercitano. Infatti, nella Sala Sottsass, al primo piano della Triennale, sulle pareti che delimitano l’ambiente, sono riprodotti, in grande formato, disegni, schizzi e pensieri dell’architetto legati alla riflessione intorno al passato, presente e futuro, ovvero sul tempo, che scorre e porta con sé voci, suoni, odori, progetti e speranze, paure e felicità: “penso che il presente ha sempre la coda in qualche forma del passato e penso che la testa del presente diventi molto in fretta una nuova forma del passato. Alla fine, non c’è mai spazio per il futuro o ce n’è proprio poco.”
Sottsass, Una parete della mostra nella Sala Sottsass, Triennale
Questa ed altre preziose riflessioni sono tratte da un testo del 1992, intitolato Rovine, che per Sottsass sono quel “cimitero di ruderi del passato”, quel paesaggio di “memorie sospese” che si guarda con nostalgia, ma che permettono di vivere il presente: “dentro milioni di memorie, dentro una sauna di nostalgie, inorriditi per come è sottile il tempo che riusciamo ad usare, quello di cui riusciamo ad avere consapevolezza.”
E’ bello scoprire come il lavoro di un architetto possa essere accompagnato dalla costante ricerca di un senso che abbracci ciò che ci precede, ciò per cui viviamo oggi e cerchiamo di progettare per il domani.
Sottsass, Disegno per Casa Wolf, 1987
Accanto ai disegni di progetti, memorie di viaggio, fantasie, insomma “luoghi” veri o immaginati, prende forma il cuore del pensiero di Sottsass, che vede il presente come “enigma”: “quello che ci rimane da vedere, forse, con gli occhi nostri, con gli occhi vivi, è il paesaggio di una nuova nostalgia tra le tante che ci inseguono: una nostalgia tutta speciale, quella strana, penetrante, onnipresente, permanente, ossessiva nostalgia che è la nostalgia per la vita, la nostalgia per l’enigma, l’unica finale attrazione d’amore.”
Ed è qui che entra in gioco la parte centrale della mostra, «una stanza nella stanza», l’installazione permanente del living di Casa Lana, -una residenza privata, di 62 metri quadrati, in via Cola di Rienzo a Milano, progettata intorno alla metà degli anni Sessanta-, ricostruito fedelmente in Triennale e accessibile al pubblico grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass. Muovendoci all’interno di questo “luogo” emerge chiaramente la volontà dell’architetto di privilegiare, nella progettazione, “la parte che si abita rispetto a quella che si vede”.
Ed è il gusto del sentirsi accolti e a proprio agio nell’ambiente che traduce quel desiderio di trasmettere la vita che animava chi l’ha creato. Sottsass, infatti, ha immaginato “una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra.” Ingresso, corridoio, soggiorno, office, pranzo, studio, non sono divisi in pianta, ma inseriti dentro una struttura lignea che diventa l'elemento caratterizzante dell'opera
E. Sottsass, Ingresso al living di Casa Lana
E. Sottsass, Assonometria di Casa Lana
“L'idea di base è che al centro della stanza c'è una costruzione di legno (come fosse una casetta dentro alla stanza o un'altra stanza dentro la stanza) che fa da soggiorno e tutto intorno, sui quattro lati, le zone rimaste sono organizzate per servire alle varie operazioni particolari. In questo modo naturalmente si è risparmiato molto spazio perché si sono eliminati non soltanto i corridoi, ma anche quegli spazi che di solito si perdono per aprire le porte e così via, e nello stesso tempo – come si diceva prima – uno ha sempre un'idea totale della sua vita perché tutto è lì, su una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra.”
Varcato l’ingresso, il percorso è fluido e circolare, senza porte, ma con delle grate in legno, costituite da elementi raffinati, che permettono di osservare gli spazi da diverse angolazioni. Camminando lungo un corridoio troviamo un ripiano alto porta quadri, inserito nella boiserie, che consente una fruizione dinamica delle opere d’arte del proprietario collezionista, poi una scrivania ed un pianoforte, sovrastati da una libreria orizzontale, dove spiccano le tonalità accese rosse, blu, verdi e gialle delle ante. Colore e suoni ben rappresentano il «clima felice degli anni Sessanta».
E. Sottsass, Scrivania e libreria, Casa Lana
Si giunge, quasi naturalmente, al tavolo da pranzo con le sedute Thonet in paglia di Vienna; la zona sofà comprende tre divani Califfo con struttura in legno e rivestimenti in velluto rosso e blu, i tavolini da caffè Rocchettone
E. Sottsass, Tavolo da pranzo e zona sofà, Casa Lana
“La parte centrale con i divani è fatta in modo che ci si sente molto riparati, ci si può molto isolare, si possono fare discorsi molto tranquilli, ascoltare la musica del giradischi (che è nell'angolo) e, stando in piedi, ci si può servire di libri, di dischi, o di caramelle dagli scaffali che girano intorno: si può anche leggere comodamente perché nelle nicchie c'è una bella luce che scende dall'alto“.
Casa Lana è pensata come “un contenitore di emozioni, oltre che di funzioni”. (…) “la campagna fotografica che, nelle pagine di “Domus”, accompagna la descrizione del progetto (è) un servizio attentamente scelto e studiato a tavolino per comunicare al lettore non tanto gli aspetti tecnici e formali del lavoro, quanto l'atmosfera che si respira nella casa. (B. Borzi, 2024) Nelle foto (in mostra), la zona living è gremita di ospiti che conversano, leggono, ascoltano musica, in piedi o seduti sui divani o sulla moquette rossa.
E. Sottsass, Zona sofà, Casa Lana
Casa Lana è stata ricostruita grazie ad un lavoro filologico collettivo (tra i collaboratori: Alessandra Vannini e Rafaela Trevisan del Laboratorio di restauro della Triennale, Luca Cipelletti, curatore del nuovo allestimento, in collaborazione con lo Studio Sottsass e il supporto di Barbara Radice Sottsass) che le ha permesso di rimanere sostanzialmente inalterata rispetto al progetto iniziale. “La scatola lignea progettata da Sottsass, infatti, era stata costruita con materiali di qualità e assemblata con grande perizia artigianale, tale da nascondere gli elementi di giuntura e l'impiantistica elettrica.” (B. Borzi, 2024)
La passione per la vita dell’architetto e per l’arte del proprietario, la cura dei materiali e lo studio delle strutture del team della Triennale hanno permesso di poter entrare nello stesso “luogo”, non solo in uno spazio disegnato ed arredato, che un grande architetto, curioso ed attento ad ogni aspetto del vivere, ha immaginato ieri e che ancora oggi ci fa assaporare il gusto della casa e della convivenza. Forse non tutto il passato è destinato a diventare “rovina”.
A cura di:
GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.