FUGA NELLA NEVE

Autore: Sofia Gallo

Editore: Salani  2024 - € 14,90

Pagine: 205

Target: da 11 anni

 

L’ultimo componimento narrativo di Sofia Gallo merita di essere letto per l’ambientazione, il realismo storico, i protagonisti poco più che bambini, la nutrita schiera di “aiutanti”, l’avventura sorprendente e incessante. Come già in Un’estate in rifugio, fortunato romanzo del 2021, l’autrice avvia la storia a Torino, sua città natale e di residenza, successivamente sposta il racconto della lunga fuga a Chivasso, poi a  Lanzo Torinese, a Prè Saint Didier in Valle d’Aosta e, da ultimo, in Svizzera.  

La storia

Siamo nel novembre del 1943, l’Italia centro-settentrionale appartiene alla RSI e, di fatto, è sottomessa al duro regime nazi-fascista. Le leggi razziali del ’38 hanno già pesantemente discriminato gli ebrei italiani e adesso, con quella di Roma di metà ottobre, hanno preso il via le deportazioni di massa.

Le famiglie dei due protagonisti, Angelo e Lidia, due cugini di undici e sette anni, vivono a Torino in via Baretti, non lontano dal quartiere ebraico di San Salvario. All’improvviso, per evitare l’arresto e la deportazione,  devono  lasciare le loro case e nascondersi, anche se ciò li obbliga alla dolorosa scelta di separarsi dai figli. Da qui prende avvio la fuga dei due bambini, che d’ora in poi assumeranno una nuova identità, si chiameranno Antonio Sacco e Diana Pareti ed entrambi dichiareranno di essere orfani. 

I luoghi e il tempo

La maggior parte delle vicende si svolge nell’inverno del 1943 e viene narrata nei primi quarantasette brevi capitoli; nel penultimo i protagonisti raggiungono una baita isolata sopra Prè-Saint-Didier, dove trascorrono serenamente i primi mesi del 1944, la primavera, l’estate e l’inizio del nuovo inverno, mentre nel quarantanovesimo e ultimo capitolo, con l’inasprimento dei rastrellamenti tedeschi, varcano il vicino confine svizzero e vengono ospitati da una famiglia amica.   

Nella scelta di ambientare la storia in paesini di valli minori (Rivalba e Castagneto Po, Ciriè, Valle Viù e Usseglio) si percepisce una profonda conoscenza di quei luoghi da parte dell’autrice, una familiarità - quasi un legame affettivo - nei confronti di chi li ha abitati e di chi ancora oggi li abita.

Il tempo è quello della Seconda guerra mondiale, qualche mese dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. In Piemonte, come in tutte le regioni del nord, convivono aspetti riconducibili a una vera e propria guerra civile: militari che, passando nelle Forze Armate della R.S.I., perpetuano i peggiori aspetti del fascismo, truppe e gerarchi nazisti che occupano il territorio e i posti di comando, soldati italiani che disertano e si uniscono ai partigiani nascosti nelle valli alpine, e poi i civili, che subiscono un regime sempre più dispotico, ma con il quale la maggior parte non collabora. Anzi, al contrario, si danno da fare per aiutare e proteggere chi è divenuto oggetto di ingiustizia e persecuzione, come nel caso delle due famiglie ebree del romanzo.

I protagonisti

“ Lidia! Angelo! Venite su. La cena è pronta!”: l’incipit è la voce di una mamma che chiama i due cuginetti, intenti a giocare a rialzo nel cortile. Sette anni lei, “vivace e spensierata, un peperino sempre in movimento”, undici anni lui, “un ragazzino molto responsabile, serio e rispettoso”: i due  “erano legati da un’amicizia profonda. Erano come fratelli, e anche di più”.  

Lidia e Angelo ben rappresentano i bambini delle loro età: lei ancora innocente, certa dei propri legami affettivi, lieta e aperta alla realtà, anche se l’essere ancora piccola - per fortuna - le evita di percepire tutta la gravità di ciò che sta accadendo; lui, invece, vive con maggiore consapevolezza i suoi undici anni e questo accentua l’urto della realtà e delle sue contraddizioni: “Era sicuro che qualcosa di eccezionalmente brutto stesse per succedere, gli avevano parlato di separazione forzata … e lui non poteva restare così in sospeso, ignaro, falsamente tranquillo.” Entrambi si fidano delle persone che di volta in volta li aiutano e si adattano alle privazioni e ai cambiamenti repentini: ciò che dà loro forza e coraggio è l’essere insieme, uniti. Tant’è che, durante la clandestinità, nel momento in cui decidono di separarli, Angelo si dispera e preso dalla rabbia scappa; cosa che dopo alcuni giorni, complice un’accesa lite con la figlia di Rina e con un suo compagno di scuola, fa anche Lidia. Queste due fughe, da una parte complicano non poco i piani ideati per la loro salvezza, dall’altra però mettono in evidenza una viva percezione dell’ingiustizia, un carattere deciso e uno spirito combattivo, aspetti della personalità presenti come in embrione, che attendono la provocazione delle circostanze per manifestarsi e crescere.

   

Gli “aiutanti”

Si tratta di Alfredo, che li trasporta di notte col suo camion, di sua moglie Luisa, la portinaia di via Baretti e della loro figlia tredicenne Susanna; di don Caramello, parroco nel paesino di Rivalba, e di Terza, perpetua e collaboratrice nel piccolo orfanatrofio della canonica; di Mildred, la sorella di Terza che risiede a Castagneto Po, e di Giorgio, suo compagno, avvocato e contitolare dello stabilimento tessile di Chivasso; di Rina, sorella di Mildred e Terza, che vive a Usseglio e che fa la domestica dalla madre di Giorgio nella  vicina Lanzo; di Sergio, capofficina della tessitura di Chivasso, del figlio tredicenne Marcello e della moglie Anna; di Gian Emilio, un professore in pensione che vive in una baita sopra Prè Saint Didier. Sono tanti, alcuni occasionali, altri prestabiliti, ma tutti aiutano i due bambini e, nell’ultima parte, Chiara (Nadya), figlia di nomadi giostrai, la cui famiglia viene deportata. A ciascuno di essi è assegnato il compito di proteggere i fuggitivi e di incarnare i valori irrinunciabili, quelli che portano essi stessi a rischiare la vita: “[Susanna] i suoi genitori le avevano insegnato che stare dalla parte dei giusti non era soltanto un dovere, ma una consolazione e la ragione di ogni vita che valesse la pena di vivere.”; “[Terza incoraggia Mildred]: Bisogna fare il possibile. Non possiamo salvare il mondo. Ma questi due bambini, sì. Possiamo e dobbiamo farlo.”; [Marta, nove anni, figlia di Rita]: La maestra le aveva detto che bisognava imparare a essere buoni, esercitarsi ogni giorno con un semplice gesto, perché la bontà e la pace dovevano prima nascere in noi stessi, poi avrebbero conquistato tutta l’umanità e la guerra sarebbe finita.”

Nelle circostanze più rischiose o disperate, alcuni personaggi si affidano alla preghiera, e ciò evidenzia una diffusa educazione  cattolica negli uomini di quel tempo: “[Durante un’ispezione nell’orfanatrofio] Le preghiere che Terza recitava a bassa voce furono esaudite.” ; [Sergio, seguito da un ufficiale tedesco che deve ispezionare la casa]: Tirò il fiato, salì le scale scoprendosi a recitare una preghiera a bassa voce, cosa che non faceva da decenni … L’appartamento era miracolosamente deserto.” ; “[Mildred a Rita disperata] Ne ebbe pena e l’abbracciò stretta. Le disse: Sono tempi orribili. Dobbiamo essere forti e il buon Dio ci ricompenserà del nostro coraggio.” Nella narrazione, inoltre, si intravede l’agire della Provvidenza, quella presenza divina di manzoniana memoria: “[Terzultimo cap.] Era inverno, un inverno gelido di guerra, ma un miracolo aveva riunito i due cuginetti. Un vero miracolo. … Non solo si erano ritrovati, ma un Dio misericordioso aveva dato loro il sollievo di una donnina più grande, quella Nadya che sentiva di poterli accogliere, proteggere e confortare come fossero i suoi fratelli.”

Aspetti stilistici

Lo stile narrativo è organico al romanzo d’avventura: periodi brevi con poche subordinate, solo quelle necessarie alla descrizione del contesto e al racconto di ciò che sta accadendo. Strade, case, valli, boschi sono rappresentati in modo efficace, nella narrazione è presente un effetto presa diretta che  rende avvincente lo svolgimento dei fatti e i continui cambi di situazione.

In ogni capitolo le vicende si susseguono in modo serrato, imprevedibili e spiazzanti, ma sempre consequenziali e coerenti con il ruolo dei personaggi e del loro modo di pensare e agire. L’autrice inserisce qua e là la descrizione psicologica dei vari attori, ma lo fa sempre in modo essenziale e solo riguardo ai protagonisti delle varie sequenze. Questo le permette di tratteggiare in modo realistico la vita di quel tempo e la condizione esistenziale dei diversi soggetti, come, ad esempio, nella parte dedicata ai bambini del piccolo orfanatrofio di Don Caramello, nel quale inizialmente vengono ospitati/nascosti Angelo e Lidia: “Erano vissuti in campagna, in povertà e con poca istruzione, spesso maltrattati, avvezzi a botte, soprusi e ristrettezze di ogni genere. […] Ma era chiaro a tutti che per loro non c’erano più madri e tanto meno padri. C’era soltanto quel minuscolo cortile, un refettorio buio che odorava di minestra di cavolo e cipolle, e un’aula spoglia di una scuola bombardata con una maestra triste, troppo triste per essere una consolazione e una ricchezza.”

E poi da non perdere la perla del dodicesimo capitolo, nel quale riecheggia la notte insonne dell’Innominato ne I promessi sposi. Siamo nelle ore successive alla sera nella quale nell’orfanatrofio, al culmine di violenti litigi tra alcuni bambini e Angelo, era accaduto un fatto grave; qui la Gallo ferma l’azione, passa in rassegna i protagonisti e mette in risalto il loro dramma interiore: “Quella fu una notte straordinaria. Nessuno poté chiudere occhio. Non chiuse occhio Don Caramello perché non smise un attimo di pregare … quasi gli veniva da piangere. […] Non chiudeva occhio neppure Terza. […] Non chiuse occhio Martino, perché pianse di disperazione … sconvolto dai rimorsi. […] Non chiuse occhio Lidia, perché scossa dai tremori. […] Non chiuse occhio Angelo, perché aveva male dappertutto, perché aveva fatto a botte. […] Non chiusero occhio Giuseppe, Aldo, Corinne, Adele e Maria, perché erano soli e spaventati. Perché non capivano. Perché non volevano essere buoni o cattivi, volevano soltanto essere bambini. E quello era loro negato.”

Un’ultima osservazione sui paesaggi montani e le loro descrizioni. Oltre a rappresentarli in tutta la loro bellezza, l’autrice, con maestria e delicatezza, li fa essere partecipi del dramma dei protagonisti: “Il sole stava sorgendo in una giornata tersa, magnifica. Mildred alzò lo sguardo sulle colline, e dietro alle colline sulle montagne innevate. In lontananza il profilo del Monviso si stagliava netto in un cielo blu cobalto, quel blu che c’è solo nelle giornate fredde d’inverno. … Quella vista cancellò la paura.” ; “[Angelo e Lidia con il montanaro che li conduce in Svizzera]: Così, guidati dal dondolio ritmico del piccolo lume, si inerpicarono sul colle lontano, in fondo alla valle: un colle affacciato sul paese in pace, sferzato dal vento e coperto da un manto nevoso bianchissimo e accecante, al di sopra, puro e innocente, delle guerre e degli orrori perpetrati ai suoi piedi.”

Agganci con la didattica

L’originalità della storia e la forza narrativa di Sofia Gallo rendono fruibile un contenuto di per sé impegnativo – la persecuzione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale – ai ragazzi delle medie. Un passo successivo, legato alla storia ed educazione alla cittadinanza, può essere avviare un collegamento con i luoghi della memoria di chi si è adoperato per la salvezza dei perseguitati, come i tanti Giardini dei Giusti realizzati in Italia. Oppure proporre la visione di film dedicati ai grandi eroi, quali Giorgio Perlasca, Oskar Schindler, Irena Sendler, l’intera comunità di Nonantola, e altri ancora.   Se conoscere il male fatto a uomini innocenti, come nella Shoah e in altri genocidi, è cosa buona per le nuove generazioni, allo stesso tempo – oggi più che mai – è importante sapere che altri esseri umani hanno avuto il coraggio di opporsi e di rischiare la propria vita. È per ricordarli uno per uno che in molte città è sorto un giardino speciale, dove (come riportato sul cippo del Parco Monte Stella di Milano) “C’è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene”.

 

 

PROPOSTE DI LETTURE PER L’ESTATE

Dai 10 anni

Susanna Tamaro, Il grande albero, Piemme - Il battello a vapore 2023, € 13  

Una storia bella e scorrevole, adatta anche a ragazzi che non amano la lettura. Un abete bianco, da quando è ancora seme a quando avrà trecento anni, è il protagonista di questa fiaba moderna che, attraversando il tempo, parla del senso della vita, dell’amicizia, dell’amore. Un libro che, oltre a far conoscere il complesso mondo del bosco, insegna a guardare e ad ascoltare, a percepire la bellezza come fondamento della vita.  

Gianni Rodari -   Gip nel televisore e altre storie in orbita - Einaudi ragazzi € 12,00

Lo scrittore immagina che un ragazzino cada dentro un televisore, e lì navigando su onde e circuiti viaggi nei luoghi più strani, in compagnia di fantastici personaggi: coccodrilli, robot, extraterrestri, pigmei marziani…  Rodari definiva questi racconti “Storie per giocare a inventare le storie”.

Ken Follett – Il pianeta dei Bruchi - Oscar Mondadori junior € 9,00

I gemelli Fritz ed Helen con il loro cuginetto Jonathan vengono portati dal misterioso Zio Grigorian (un alieno in missione speciale) sul Pianeta dei Bruchi. I tre ragazzi dovranno dirimere un grave problema che assilla il pianeta, e affronteranno rischi e avventure mirabolanti.

Dagli 11 anni

Alberto Pellai- Barbara Tamborini, Il sentiero delle conchiglie, De Agostini Libri, € 15,90

Andrea, quattordici anni, come riparazione a un grave errore e contro la sua volontà, si ritrova a percorrere le prime dieci tappe del Cammino di Santiago. Ben presto si accorgerà che si tratta di un cammino particolare, dove ognuno ha un segreto, un dolore, una gioia… è il viaggio della vita, alla scoperta degli altri e di se stessi.

Daniele Nicastro, Il furto del secolo, Einaudi Ragazzi 2020, € 11

Un giallo ambientato nella Parigi di inizio 1900, il clamoroso furto della Gioconda, due protagonisti  quindicenni: Alfio,immigrato italiano, e Amélie, figlia del direttore del Louvre. I due danno vita a un’avventurosa indagine che permetterà il recupero del capolavoro leonardesco; nello stesso tempo, la progressiva e reciproca conoscenza favorirà la nascita di una bellissima amicizia.

Francesco D’Adamo, Il sentiero degli orsi, Ossigeno-Mondadori 2024, € 14

Caterina, una ragazzina in vacanza in montagna, aiutata da Matias, un coetaneo del posto, sfiderà pregiudizi e paure personali per salvare un’orsa e il suo piccolo da chi vede in loro solo animali pericolosi. Lungo il dismesso Sentiero degli orsi incontreranno altri esseri umani che fuggono un altro tipo di pericolo…

Ossigeno si presenta come un’interessante scommessa: una nuova collana di libri brevi, con poche pagine ma intensi, una boccata di ossigeno per leggere tutto d’un fiato.

 


A cura di:           

SERGIO FANNI. Laureato all’Università degli Studi di Milano, ha insegnato Lettere nella secondaria di I grado di Santo Stefano Ticino (MI) dal 1983 al 2005 e, successivamente, nell’Istituto “San Girolamo Emiliani” dei P.P. Somaschi di Corbetta (MI). Dal settembre 2020 è felicemente in pensione e prosegue il suo impegno educativo/didattico come volontario presso l’istituto di Corbetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

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