Letteratura
Autore: KAZUO ISHIGURO
NON LASCIARMI ed. Einaudi 2007, p.291 - € 8,40
NEVER LET ME GO, ed. Faber & Faber 2006, p. 304 - € 12.50
Apriamo il libro e cominciamo a leggere. Subito incontriamo Kathy H, una giovane donna che ci racconta di sé, della sua vita e che ci accompagnerà fino all’ultima pagina del romanzo. Fin da subito il tono delle sue parole è sommesso, come avvolto da un velo di malinconia, come consapevole di una minaccia lontana e invisibile che tuttavia si fa percepire, come una paura che qualcosa venga improvvisamente portato via, sottratto, e piano piano, leggendo, ci assale il dubbio che la domanda, la supplica, non lasciarmi mai, non sia rivolta a una o più persone ma, come vedremo alla fine, alla vita.
Kathy racconta inizialmente dei suoi anni a Hailsham, un istituto scolastico. E’ la prima cosa di cui parla, forse la prima cosa di cui si ricorda. Non si tratta solo di una scuola ma di un complesso che comprende dormitori, palestre, campi da gioco, mensa, aule, insomma qualcosa di paragonabile a un collegio, dove gli scolari e gli studenti vivono e studiano. Hailsham è situato in un'ampia valle circondata da colline, c’è anche un piccolo lago. Il complesso è ben recintato. Kathy ci racconta dei suoi primi anni a Hailsham, quando è una scolaretta. Ci racconta della innocente allegria tipica della sua età, delle prime amicizie, delle simpatie e antipatie che dicono un po’ la vita di tutti a quell’età. Certo è un mondo chiuso, c’è un “fuori” di cui non si sa nulla. C’è un bosco là in fondo, sulla collina, dove si dice siano accadute cose orribili, e che sia popolato da fantasmi. Ma gli insegnanti sono in genere attenti e disponibili, insistono molto sulla creatività, invitano gli allievi a scrivere poesie e a produrre disegni.
Periodicamente viene in visita a Hailsham una figura altera e misteriosa, Madame, che raccoglie alcuni disegni e poesie e le porta via con sé. Si dice che siano per la misteriosa Galleria, e per i bambini è una gioia che una delle loro produzioni siano scelte da Madame.
Ogni settimana alcuni furgoni vengono da “fuori” portando abiti e oggetti vari di cui i bambini possono appropriarsi. E che possono essere poi scambiati o addirittura acquistati mediante dei buoni, E poi c’è il Grande Incanto, durante il quale si possono acquistare, sempre pagando in buoni, oggetti vari e disegni o poesie degli stessi scolari. Nelle parole di Kathy scopriamo l’innocenza dell’età, i piccoli sogni, le disavventure di bambini e ragazzi. Il racconto di Kathy facilmente muove il ricordo dell’infanzia del lettore, che si identifica con i piccoli protagonisti del racconto, in un processo che ci avvicina a Kathy, facendola sembrare qualcuno che ha tanto in comune con il lettore. Ma non è così, Kathy è diversa.
Accadono anche cose inspiegabili, che non trovano immediata risposta. I bambini si rendono conto che Madame ha “paura” di loro, non vuole che le si avvicinino. E gli insegnanti non parlano volentieri di alcune cose, sono vaghi. Veniamo a sapere che Kathy entra in possesso di una musicassetta che ascolta sempre volentieri in particolare quando è sola. E’ una canzone di Judy Bridgewater, Non Lasciarmi, appunto. Un giorno la ascolta sola nella camera comune e accenna a un ballo. Ha tra le braccia un cuscino e lo culla come fosse un bambino, continuando a muoversi ballando dolcemente. Immagina di essere una donna a cui era stato diagnosticato che non avrebbe mai potuto avere figli e invece si ritrova madre. Mentre sta ballando dolcemente, con il cuscino tra le braccia, viene sorpresa da Madame. Kathy è spaventata, ma non succede nulla, solo che la sua danza viene interrotta. Kathy sa che lei, come tutti gli altri bambini, è sterile e non potrà avere figli. E’ una di quelle cose che gli insegnanti fanno capire, qualcosa tra il detto e il non detto, che trapela di fronte alle ingenue domande degli scolari.
Kathy cresce, passa dalla scuola primaria alla secondaria, comincia a costruire rapporti più solidi con i compagni, in particolare con Tommy e Ruth, sempre a Hailsham. Domande e sogni si fanno più stringenti, proprio come la loro amicizia e qualche antipatia verso altri compagni e compagne. Domande in particolare, e le risposte sono sempre meno soddisfacenti, gli insegnanti sempre più a disagio. Kathy e gli altri sanno già della loro impossibilità ad avere figli, viene detto che il futuro per loro è già stabilito, diventeranno tutti assistenti e donatori. Lo sanno, ma lo capiscono veramente? Forse la verità bisogna in qualche modo saperla e poterla accettare.
Alla fine della secondaria gli studenti lasciano Hailsham e sono assegnati a diversi luoghi. Kathy e i suoi due amici andranno al Cottage insieme ad altri cinque. Il Cottage, curiosa l’assonanza con la parola college, è una fattoria, anch’essa isolata, dove gli studenti dovranno provvedere a tutto, pulizia, preparazione dei pasti, riscaldamento degli ambienti, studio. Giornalmente sono visitati da un misterioso e burbero individuo che provvede al cibo e a qualunque cosa di cui abbiano bisogno. Unico legame con il mondo “fuori”. A loro è chiesto di studiare, preparare e sviluppare una tesi, per il resto sono liberi di organizzare il proprio tempo come credono. E’il momento dell’autonomia, delle decisioni quanto al futuro, il momento dell’innamoramento e delle prime esperienze sessuali, il momento in cui la consapevolezza di sé è ormai raggiunta, è il momento che Kathy finalmente esprime con una frase meravigliosa, “volevo soltanto, sì insomma, cercare una risposta a perché sono come sono”.
Non viene detto come, ma ormai Kathy, Tommy e Ruth, la cui amicizia si rafforza sempre di più, sanno di essere dei cloni, creati in laboratorio per donare organi alle persone malate. E’ una consapevolezza che raggiungono lentamente mettendo insieme parole e fatti del passato che solo ora trovano piena comprensione. Sanno che la loro vita sarà breve, un breve percorso come assistenti (dei donatori) e poi a loro volta diventeranno donatori, fino alla quarta donazione, oltre non si può andare. Ovviamente lo studio, la preparazione di una tesi, sono accantonati e sostituiti dal peso del loro destino, dal desiderio di conoscere origine e scopo della vita di ciascuno. Commovente il fatto che un’infinità di riviste vengono sfogliate alla ricerca di una foto che possa essere quella del “possibile”, cioè della persona da cui si è stati clonati. Sembra che per Ruth ci sia una possibilità, una incredibile somiglianza, e allora il gruppo parte alla ricerca della “possibile” ma, vista da vicino, la persona si rivela diversa dalla foto, una frustrazione. Altra occupazione è quella di studiare se ci sia una possibilità di rimandare per qualche tempo la chiamata a diventare assistenti e donatori. Si dice, ma nessuno lo sa con certezza, che se due persone si vogliono bene, sono una coppia profondamente innamorata, la chiamata può essere rimandata fino a tre anni. Ma non c’è nessuno a cui chiedere.
Ruth è chiamata per la prima donazione, poi Tommy, e Kathy li assiste, prima una poi l’altro, prima e dopo la donazione. In un ultimo momento di coscienza, prima della quarta e ultima donazione, Ruth dice a Kathy di essere riuscita a ottenere l’indirizzo di Madame, la invita ad andare da lei per chiedere un rinvio per Tommy e per la stessa Kathy. Lei lo farà, e in un momento di intenso, profondo disagio Madame la riconosce, e sa solo esprimere il proprio dolore, “poveretti, cosa vi abbiamo fatto”.Veniamo dunque a sapere che Hailsham e tutte le altre strutture collegate erano parte di un progetto filantropico (?) per far crescere i cloni come persone “normali”, ma è tutto finito, il progetto è stato abbandonato. Kathy ritorna al suo piccolo appartamento e riprende le visite di assistenza ai donatori, in attesa della sua chiamata.
Memoria dell’infanzia, della giovinezza, senso del destino, ingegneria genetica, affezione, infinito desiderio di conoscere, ecco i temi prevalenti del romanzo, ma tutti avvolti da un velo di tristezza di fronte a quella che appare come umana impossibilità ad essere davvero e pienamente felici. E questo senza una esplicita denuncia del male, tanto questo si affaccia da sé, ma con il quasi inesprimibile gemito verso una speranza che possa venire a salvarci. Non Lasciarmi.
Kazuo Ishiguro è nato a Nagasaki nel 1954 e a sei anni si è trasferito con la famiglia in Inghilterra. Autore di numerosi romanzi, tra cui, famoso, Quel che Resta del Giorno, da cui è stato tratto un film memorabile. Nel 2017 ha vinto il premio Nobel per la Letteratura.
A cura di:
Marco Grampa
Laurea in Lingue e Letterature moderne presso IULM di Milano. Insegnante al Liceo Classico Crespi di Busto Arsizio per 20 anni, per otto anni presso il Liceo Scientifico Tirinnanzi di Legnano, dove ha operato come senior manager per scambi culturali con istituti australiani, portoghesi e USA.
Traduttore di opere soprattutto di carattere letterario da paesi di lingua inglese, in particolare africani.
Autore di racconti e brevi saggi per riviste locali.