Musica
JOVANOTTI, IL CORPO UMANO E LE CANZONI
Sono stato invitato al teatro Lirico di Milano per la conferenza stampa di lancio del nuovo album di Jovanotti e del successivo tour nei palazzetti, ovviamente battezzato PALAJOVA. Un vero e proprio show, un lusso che la Universal può ancora permettersi, sapendo di poter contare su un cavallo di razza, un artista dal grande seguito, reale e non affidato solo a visualizzazioni e social (che peraltro Jovanotti frequenta quotidianamente e con grande seguito).
L’apertura è affidata ad un video di forte impatto emozionale, che ripercorre le vicissitudini drammatiche e la risalita dell’ultimo anno e mezzo (per i più distratti Lorenzo Cherubini, a Santo Domingo per un viaggio, a luglio dell’anno scorso fece una brutta caduta in bicicletta, con conseguenze importanti dalle quali si è ripreso alla grande, ma non ancora al 100%).
A seguire, l’audio di una canzone molto melodica e molto aperta, tratta dall’album che sarebbe uscito a giorni dal titolo Il corpo umano Vol. 1. Della canzone mi colpisce e mi annoto la frase “Si dice che c'è un dio anche per chi non ci crede”. La canzone è La grande emozione, una di quelle da annotarsi magari leggendosi bene il testo mentre si ascolta perché contiene tanti spunti ed illustra bene la filosofia di vita del cantante. Ne cito alcuni passi: “La strada si traccia avanzando / A colpi di vita e passione / E avanti ballando e cantando / Fino alla prossima grande emozione” ed anche, nei ritornelli “Come faccio a non vedere quanto amore è sempre intorno a me? / Leggero come le nuvole / E come l'aria è invisibile, ma indispensabile / Per sopravvivere nel mondo / Per respirare fino in fondo”.
Il titolo dell’album, invece, è emblematico di una consapevolezza acquisita proprio grazie alla tragedia sfiorata: non ti accorgi dei doni che hai fino a che non ti mancano. “Che quel giorno in ambulanza ho capito che si muore / Ed è stata la prima volta che il protagonista ero io /
E non sempre qualcun altro, un attore o un vecchio zio” (Fuorionda). E così è stato per Lorenzo con il suo corpo, come pure con gli affetti, tanto da dichiarare come prima cosa che “grazie” è la parola che ha detto di più nell’ultimo anno e mezzo.
L’album quindi è cominciato con un procedimento un po’ anomalo, proprio dal titolo e dalla copertina, come se per costruire una casa si partisse dal tetto. L’illustrazione è un adattamento dell’immagine dell’allegro chirurgo con le sembianze di Jovanotti e i boxer a righe della copertina del primo album, correzione suggerita dalla figlia Teresa. Individuato il tema, le canzoni sono venute dopo; tutte molto romantiche, afferma l’artista durante la presentazione. perché la vita specie nell’ultimo periodo è stata immersa nell’amore.
Per realizzare le 15 canzoni, nate tutte durante il periodo di convalescenza, l’artista si è affidato a tre diversi produttori, Dario Faini, meglio conosciuto come Dardust, Michele Canova e Federico Nardelli. Come Jovanotti stesso illustra, tre mondi musicali diversi, nell’ordine ottimo pianista e orchestratore Dardust, creatore di sonorità Canova e spirito più indie-rock Nardelli. La canzone che dà il titolo al disco, Il corpo umano, inizia come un sirtaki e va verso la trance, o per dirla con lui, “esplode in un delirio”. E in ogni caso, alla maniera di Jovanotti, ma è il riconoscimento di un dono: “Il corpo umano è un meccanismo splendido / Che un giorno andrà lasciato / Ma ora che c'è, prendilo / Fanne un buon uso, onoralo e ascoltalo / Lo vedi, è un'astronave, è un mistero, è un miracolo”.
L’album è da ascoltare tutto e presenta, anche per i vari già citati produttori coinvolti, molte cifre stilistiche diverse, dalla ballata ‘à la Per te’ di Un mondo a parte alla assurda situazione di una cena con gangster caucasici raccontata in Celentano; dall’energia in un suono vintage di 101 (“se cado 100 volte mi rialzo 101”) al pop sentimentale di Innamorati e liberi, fino all’arrangiamento profondo e orchestrale di Grande da far paura, invito a vivere la grande avventura della vita. Non è solo ottimismo, ha spesso affermato l’artista, il fatto è che il mondo certo è complesso, ma esiste la possibilità della bellezza, della cura reciproca, è possibile incontrarsi e confrontarsi e profeti di sventura e le ricette vuote dei motivatori non funzionano mai. La realtà è stupefacente, il bene esiste, il bene trionferà.
Insomma, in conclusione, l’album è uscito e vale un ascolto approfondito testi alla mano, ci si possono trovare molti temi e molti spunti. Il tour è partito e sta mietendo successi continui. Ma soprattutto il Penso positivo cantato nel singolo del 1993 è ancora la filosofia di vita di Jovanotti 32 anni dopo. Si è però riempito di una consapevolezza nuova, maturata, anzi direi lavata, come purificata dall’esperienza – non certo cercata – del dolore e della sofferenza. Non mi si fraintenda: è ovvio che stiamo parlando di una superstar strapagata, ma con la voglia di confrontarsi con la vita reale e mettersi in gioco.
Walter Muto
A cura di:
WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi. Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici.
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