Musica
IL CONCERTO DI LUCIO CORSI
C’è qualcosa di nuovo nella musica italiana? Sono andato a vedere e provo a raccontarvelo
Invitato da un amico, sono andato al concerto di Lucio Corsi, data finale del suo Tour, all’Ippodromo di Milano. Perché raccontarlo, e perché proprio qui? Perché penso che possa dare alcuni spunti di riflessione, volendo da riprendere ed approfondire, per scoprire il repertorio ed il mondo di questo artista in circolazione già da qualche anno, seppur molto giovane, ma diventato molto più popolare a partire dall’ultimo Festival di Sanremo.
La gente ai concerti ci va
Intanto arrivo ed il posto è molto grande, non saprei quantificare il numero di persone, ma sicuramente un pubblico che l’artista non aveva mai messo tutto insieme (ancora). Segno del fatto che se hanno un prezzo accessibile (nella fattispecie 30 euro posto unico in piedi) e senza la mira del sold-out a tutti i costi (e con tutte le polemiche al seguito), la gente ai concerti ci va ancora.
Ero partito con un pregiudizio (positivo)
Non era questo un concerto a cui avevo previsto di andare, ma Ferdinando mi ha convinto e ci siamo andati. Nel momento in cui acquistavo il biglietto on-line, mi è venuto un pensiero. Io seguivo Lucio Corsi già da qualche tempo, e prima che diventasse così popolare. Non ero così sicuro che il recente successo non gli avesse già dato un po’ alla testa, e sono andato con questo pre-pensiero, o meglio con una domanda aperta (e sincera): voglio vedere se sta già diventando un po’ il personaggio di se stesso, oppure è rimasto quello che era. No spoiler: la risposta verso la fine.
Ragazzi, ragazze, famiglie e bambini
Un altro dato verificatosi arrivando alla location è che questo è un artista che mette insieme le generazioni: non piace solo ad una certa tipologia di persone, o ad una fascia di età, ma buca trasversalmente diversi livelli. Mi colpisce la festa che un ragazzino (9-10 anni) fa abbracciando e ringraziando i suoi genitori perché lo hanno portato lì, e canta a memoria molte delle canzoni. Evidentemente il mondo che Corsi sta creando e costruendo, la sua immaginazione e la sua maniera di esprimerla arriva a diversi strati, colpisce sia grandi che piccini. O forse è tutto merito di Topo Gigio (se non sapete di cosa sto parlando, fate un paio di click su Google).
Che artista è Lucio Corsi?
Bisogna sempre partire dal fatto che se di un artista a) non ti piacciono le canzoni b) non ti piace come canta – farai molta fatica a seguirlo nel suo percorso artistico. Certamente lui stesso si sarebbe stupito se un anno fa qualcuno gli avesse predetto cosa sarebbe successo: in breve tempo il cantautore toscano è passato da concerti per pochi intimi, alla partecipazione ad una serie tv con Carlo Verdone, che quasi profetizzava un futuro successo, realizzatosi poi con il secondo posto al Festival di Sanremo. E poi un tour nei club tutto esaurito, la partecipazione all'Eurovision al posto di Olly dimissionario e due targhe Tenco, miglior album e miglior canzone. Tutti dati questi che comunque ben dispongono all’ascolto.
Poi, come accennavo sopra, occorre sempre fare i conti con il gusto personale. Però un artista che dal vivo rende onore alle sue canzoni come è successo nel concerto di Milano è sicuramente da tenere sott’occhio.
E la musica?
Innanzitutto c’è da dire che per questo concerto finale del Tour la band si è espansa non poco, e questo è anche un segno di stima dell’artista verso il pubblico. Una band con diversi elementi in più è anche un costo, e di conseguenza una parte di guadagno a cui l’artista ha sicuramente rinunciato, a vantaggio di una scelta musicale: a mio modo di vedere davvero un bel gesto.
Ad un organico strumentale già corposo nel resto del tour (batteria, basso, due chitarre e due tastiere, tutto rigorosamente analogico!), si sono aggiunti un percussionista, due coriste e quattro fiati, per un ensemble davvero poderoso e gestito bene dal punto di vista fonico. Ad un certo punto si è unito anche Tommaso Ottomano, fratello artistico di Corsi, chitarrista e coautore di molti dei brani.
Il palco è gigante, la scenografia un muro di amplificatori con il batterista a dominare dall’alto e tre diverse postazioni per l’artista: da quella con pianoforte, in alto a sinistra, eseguirà anche diversi brani solo pianoforte e voce. Quando la band è al gran completo, il suono è possente, trascinante e tutto vero. Nelle canzoni più intime la tavolozza si amplia, ed anche questo è un dato positivo: lo stile delle canzoni è comunque cantautorale ma lo spettro delle dinamiche è ampio e variato, dai brani più sentimentali a quelli più ironici, da quelli più melodici (su tutte Nel cuore della notte, intreccio di storie con epilogo fenomenale) a quelli più rock e tirati.
Per tirare le somme
I brani che Lucio Corsi propone sono sia i più recenti (ed anche più conosciuti, come la sanremese Volevo essere un duro) che quelli provenienti dai due album precedenti, Bestiario musicale, del 2017 e Cosa faremo da grandi del 2020. Il modo che ha Lucio Corsi di raccontare la realtà che vive è immaginifico, il mondo che crea attinge all’infanzia, al magico, al fatato o per meglio dire, questa è la sua maniera di narrare, molto originale e certamente poco battuta in Italia, almeno oggi. Strada, forse, un po’ più percorsa da alcuni degli artisti a cui si ispira, per citarne solo tre David Bowie, i Genesis, i Queen, non solo dal punto di vista dei testi ma anche da quello degli arrangiamenti.
In definitiva è stata una bella serata di musica, vera, fatta suonando tutto e senza il minimo apporto dell’elettronica, molto old style, parecchio coinvolgente, ancor di più per chi magari sentiva la mancanza di concerti veri, suonati e cantati davvero. Può sembrare una osservazione banale, ma non è affatto così.
In definitiva: il mio preconcetto iniziale è stato sconfitto, e la risposta alla domanda pienamente positiva. Lucio Corsi è un artista vero, le cui canzoni ed il cui atteggiamento performativo può piacere più o meno, ma sicuramente cantautore di razza, capace di creare un mondo che unisce le generazioni e racconta la vita, e perlopiù lo fa con melodie cantabili ed arrangiamenti ben fatti. Questo è accaduto per me e in me la sera del 7 settembre 2025 all’Ippodromo di Milano, riconoscere un artista di cui seguire i prossimi passi. Questo è l’invito a me e a voi.
Walter Muto
A cura di:
WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi. Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici.
Più info su www.waltermuto.it