IL FENOMENO TAYLOR SWIFT

Un tentativo di capire, leggendo la realtà ed il contesto, come sia possibile tutto quello che leggerete.

 

 

Abbiamo deciso, di comune accordo con gli amici di Proposti per voi, di dire anche noi due parole sul fenomeno Taylor Swift, di cui ultimamente si è parlato molto, dicendo tutto ed il contrario di tutto. In maniera sintetica – per non scrivere un trattato – proverò a fare un minimo di ordine.

Nata in una cittadina della Pennsylvania con meno di 5.000 abitanti, potremmo dire che la Swift sia destinata alla musica fin dalla culla, essendole il nome di battesimo stato dato in onore del cantautore James Taylor. Si interessa alla musica fin da bambina, scrive le prime canzoni a 12 anni e a 17 esce il suo primo album. Flash rapido in avanti: oggi, a 35 anni non ancora compiuti è stimata da Forbes una delle donne più ricche ed influenti d’America e del mondo.

Recenti le notizie risuonate con vigore anche nel nostro paese intorno all’aver mosso il PIL di alcune nazioni grazie alla sua mastodontica tournée, ERAS TOUR , ed anche essere stata eletta nel 2023 persona dell’anno da TIME con la causale: “per aver portato gioia in una società che ne ha disperatamente bisogno”. Questa assegnazione in effetti fa riflettere, se si considera che la Swift è la prima rappresentante del mondo dello spettacolo ad essere prescelta in quasi un secolo, in una tradizione che ha visto finora protagonisti per la maggior parte uomini, e fra gli altri, 14 presidenti degli Stati Uniti, 5 leader dell’Urss o Russia e tre pontefici. Niente male per una giovane donna cresciuta in una fattoria produttrice principalmente di alberi di Natale. Per la verità era già stata segnalata sulla copertina di Time come persona dell’anno nel 2017, ma non da sola, insieme ad altre donne che ruppero l’omertà riguardo allo scandalo Weinstein.

Ma non mi voglio dilungare oltre sugli effetti, proviamo ad andare alla causa: che cosa ha fatto sì che potesse accadere un tale avvenimento?

Intanto la cantautrice è sulle scene da molto tempo: come già ricordato, nel 2006 escono il suo primo singolo ed il suo primo album. Il contesto è quello della musica Country, tanto che il suo primo successo si intitola “Tim McGraw”, in onore proprio del noto cantante. Già con il secondo album, “Fearless”, ottiene il suo primo Grammy Award, album dell’anno e più giovane artista di sempre a vincere il premio.

Senza marcare tutte le tappe, ricordiamo che l’album “1989”, del 2014 la lancia nel mondo del pop vero e proprio, con singoli straordinari come “Shake It Off”, accompagnato questo anche da un videoclip molto riuscito e spiritoso. Tanto per rendere l’idea, il video che avete appena visto - se avete cliccato il link - ha circa 3 miliardi e mezzo di visualizzazioni ed il canale YouTube di Taylor ha 60 milioni di iscritti, più di tutta la popolazione italiana. Per dire.

Altri due veloci dati: durante il lockdown l’artista ha iniziato delle collaborazioni anche con un certo mondo cantautorale (ben contento di aprirle le porte e guadagnare tanti bei dollaroni – forse come non mai), producendo i due album “Folklore” ed “Evermore”, buona parte dei quali registrati a distanza. Infine ha mostrato (lei o i suoi consiglieri, che non devono essere pochi e peraltro arguti) una grande sagacia nel volersi riappropriare del suo repertorio, registrando ex novo interi album che a suo avviso erano stati registrati (all’epoca della loro uscita) con arrangiamenti non confacenti alle canzoni, o che non la soddisfacevano in pieno e ricuperando così anche la loro proprietà. Potendo farlo, tanto di cappello.

Ma proviamo a tirare un paio di conclusioni. Un bell'articolo del magazine Elle analizza la situazione partendo – giustamente – da quello che pensano e dicono i fans. Nell’inizio dell’indagine c’è già parte della risposta: Taylor Swift è seguitissima, specialmente negli Stati Uniti, dove sono stati aperti almeno 10 corsi di laurea su di lei, ma anche in tutto il mondo. "Siamo cresciuti con lei e in ogni canzone abbiamo trovato un pezzo della nostra vita. È per questo che ci sentiamo così legati a lei", dice un fan italiano di nome Lorenzo. Vero, ma un po’ pochino, questa dichiarazione potrebbe applicarsi a molti altri artisti. C’è qualcosa di più, e lo scopriamo nelle parole di Michele Lallai, autore del primo libro uscito in Italia sulla Swift:  "Le persone si identificano con lei perché ha iniziato scrivendo dei suoi tormenti teen che la facevano sentire una sfigata a scuola, e ha continuato raccontando dei primi amori, di cuori spezzati, ma anche dell’anoressia di cui ha sofferto, della depressione e della voglia di vendetta di un’adolescente che stava diventando donna e voleva affermare tutta la sua femminilità senza alcun pudore".

Le sue canzoni sono semplici e lasciano sempre trasparire una specie di marchio di fabbrica dal punto di vista compositivo, ma sono talmente pop da funzionare bene ed attraversare il gusto di molte generazioni. E poi c’è l’aspetto live, fa spavento anche solo considerare l’imponenza dell’ERAS tour: 151 date nel mondo, 42 paesi toccati, un miliardo e mezzo di dollari di incasso globale e film in streaming su Disney+. Nel Sud Est asiatico, nonostante le richieste di altri paesi, Singapore si è accaparrato 6 date dello show pagandole 3 milioni di dollari l’una. Ma oltre ai numeri e al fatturato, è impressionante anche quanto offerto dal vivo: tre ore e mezza di concerto, 40 canzoni da 9 album, 16 cambi di costume, scenografie e balletti e fuochi d’artificio. I fan la definiscono un’esperienza religiosa.

Insieme a tutto questo enorme carrozzone, la grande capacità di mostrare semplicità, di dare l’impressione di essere ‘una di noi’, attraverso le canzoni far passare storie che sono condivisibili da un gran numero di persone e in una confezione assai curata da tutti i punti di vista, negli ultimi tempi provando ad avvicinarsi anche a suoni e stilemi del cantautorato più folk/alternative, con la produzione artistica di Aaron Dessner and Jack Antonoff.

Impossibile tirare davvero le somme, per riassumere potremmo dire che questa giovane donna (che peraltro ha anche un ingente numero di haters oltre ai numerosissimi followers) incarna molti aspetti di ‘americanità’ (“Miss Americana” si intitola un documentario su di lei uscito a fine gennaio 2020 E VISIBILE QUI), ma soprattutto di quotidianità, vera o presunta, ma in ogni caso mostrata molto bene. Potremmo dire: la vera natura del pop, in un’epoca in cui sempre di più tutti richiedono eroi e modelli in cui ritrovarsi, che siano alla portata del pubblico, ‘uno di noi’, anche se poi chissà quanto sarà vero. Vedremo le prossime mosse e le prossime canzoni, sicuramente ci sarà un seguito alla storia.

Walter Muto 


 A cura di:

WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi.  Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici. 
Più info su www.waltermuto.it  

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